L'assedio

Un manipolo di donne difende un castello da orde di maschi

Chapter 1 by hal19696 hal19696

Luna guardava dall'alto parapetto della fortezza l'immensa orda che la assediava, un accampamento che si estendeva a perdita d'occhio ai piedi della rupe dove era arroccato il castello. Dovevano essere almeno tremila o quattromila uomini. Forse cinquemila, visto che ne erano arrivati altri proprio quella mattina: doveva essere l'intero esercito della tribù nemica, composto da tutti i maschi capaci di portare le armi. Cioè tutti, visto che chi non lo era non sopravviveva a lungo e le guerre costanti facevano sì che nessuno sopravvivesse abbastanza a lungo da invecchiare.

Luna guardò dal proprio lato delle mure, dove si erano rinchiuse poco meno di settecento donne, di cui nemmeno duecento capaci di combattere. Contrariamente a quelle maschiliste, la loro non era una societù guerriera e combattere non era considerata un'attività più nobile delle altre. Le ragazze che avevano scelto di combattere lo facevano per proteggere quelle che si dedicavano a tutto il resto e non per amore della violenza.

Però, anche se inferiori di numero, loro avevano una fortezza inespugnabile a difenderle. Inespugnabile perché risaliva a prima della Caduta.

Erano rimaste poche cose dopo la Caduta, quando il vecchio mondo è andato perduto insieme alla sua tecnica e alla pace. Dopo la Caduta, erano sorte tribù dominate dagli uomini più forti che si facevano la guerra tra loro per espandersi. Combattendo, distruggevano e depredavano quello che trovavano e massacravano tutti quelli che trovavano al proprio passaggio, tenendo solo le donne fertili come schiave e come prede sessuali. E così quello che non si perse nella Caduta si perse per colpa degli uomini che di generazione in generazione diventavano sempre più violenti, lascivi e brutali, ma anche meno intelligenti e capaci: a cosa servivano queste qualità se sopravvivevano solo i maschi più violenti in guerra e più portati a stuprare le donne costrette a mettere al mondo i loro figli?

Ormai nelle tribù maschili il lavoro era tutto compiuto dalle schiave, mentre i maschi combattevano, uccidevano e morivano in guerre che facevano sì che i gruppi più grandi e violenti sterminassero i più deboli, rapendo più schiave e riproducendosi di più.

Nessuno sapeva se da qualche altra parte le cose fossero diverse. Tutto quello che Luna e le donne che lei guidava sapevano era che quella in cui vivevano erano una delle poche roccaforti dove i maschi non comandavano ancora e dove era possibile vivere libere e in pace, quando non attaccate. E questo non glielo avrebbero portato via, a qualunque costo.

Dalle schiere nemiche si fece avanti un uomo più possente degli altri. Mentre tutti avevano spada, scudo e un gonnellino di strisce di cuoio a protezione delle cosce, questo aveva anche una corazza a proteggergli il petto. Cosa rara e degna di un capo, perché i maschi, nelle loro guerre infinite, avevano ucciso tutti quelli che sapevano lavorare il metallo e ormai le armi e le armature erano quasi tutte residui di tempi passati. Ormai i soli mestieri praticati erano quelli che le tribù maschiliste disprezzavano e consideravano femminili e che le schiave si trasmettevano gelosamente da madre in figlia.

Il capo fu seguito da altri due guerrieri che trascinavano due fanciulle, con le mani legate dietro la schiena, che furono fatte inginocchiare bene in vista per Luna: erano Sophia ed Eirene, le sue due figlie. Il capo gridò "Allora, puttana, hai finito di dare il cattivo esempio alle nostre femmine e a ribellarti a noi che siamo i tuoi padroni. Abbiamo le tue figlie e hai fino a domani per arrenderti con tutte le altre femmine lì dentro. Se non lo farai, io e i miei uomini ci divertiremo con queste due belle passerotte, vero?".

Prese in mano il mento di Eirene, la più giovane, e si voltò verso gli altri uomini che sghignazzarono feroci sotto gli occhi della madre.

Le due ragazze, inginocchiate, sentivano premere dietro di sé i corpi dei due guerrieri che le tenevano in ostaggio, con la spada sguainata tenuta poco sotto il loro collo e i loro membri vogliosi ed ormai eretti premuti contro le loro schiene attraverso i larghi perizomi e le strisce di cuoio che li proteggevano. Le due sorelle, poco più che adolescenti, erano impassibili e si guardarono solo qualche volta negli occhi per farsi forza. Anche la giovane Eirene, persino durante il contatto con la mano del capo di quei barbari, aveva mantenuto la calma.

Luna non poteva farsi ricattare e non poteva mostrarsi debole. Sapeva che i maschi là sotto la credevano solo una femmina impaurita, una futura schiava da domare e sottomettere che si sarebbe arresa davanti alla violenza maschile in preda alla compassione materna. Per quanto le potesse costare, doveva mostrare a quei maschi che non avevano ancora vinto.

La donna salì sul parapetto, si sollevò il vestito per mostrare la propria intimità a quell'orda vogliosa e impotente e gridò "Posso avere altre figlie, magari usando qualche sacchetto di sperma che risparmieremo dopo che vi avremo dato una bella lezione". I maschi caddero nella provocazione e si misero ad urlare come bestie incattivite in una gabbia: sapevano che sacchetto di sperma era un sinonimo di maschio per quelle maledette streghe ribelli!

Luna aspettò che le urla dei maschi calassero prima di continuare e disse con un sorriso di scherno "Se saranno femmine, quando cresceranno mi aiuteranno a far fuori un po' di voi maschi. Se saranno maschi, li castrerò appena avranno l'età per portare le armi e li farò diventare dei bravi schiavi". I maschi urlarono ancora più forte di prima: come si permetteva una femmina, una schiava, di minacciare di far perdere ad un guerriero la sua virilità e di ridurlo in schiavitù come si deve fare con una figlia?

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