Sophia ed Eirene

Sophia e Eirene erano state fatte prigioniere a tradimento mentre viaggiavano verso la fortezza per raggiungere la loro madre insieme alla loro zia Selene e due guerriere di scorta, oltre che ad un piccolo gruppo di portatori maschi.

Viaggiavano leggere nel caldo estivo del bosco, cercando di essere veloci visto che anche se le tribù confinanti non erano formalmente in guerra, era meglio dare poco nell'occhio. Così le due ragazze e Selene erano coperte solo dai loro leggeri vestiti di lino a metà coscia che offrivano freschezza e libertà di movimento, mentre le guerriere di scorta erano costrette a portare una leggera corazza di cuoio, oltre alle proprie spade. Armamento impeccabile, visto che le donne libere, diversamente dalle tribù dei maschi, avevano cercato di salvare e tramandare quello che potevano, invece di pensare solo ad uccidere e stuprare.

I nemici avevano attaccato la comitiva in un'imboscata in un punto dove la foresta era più fitta. Le guerriere si erano ritrovate ad affrontare subito un corpo a corpo e non erano state vinte all'istante solo perché i maschi, nella loro aggressiva stupidità, avevano attaccato in modo disorganizzato. Ciascuna di loro, messa mano alle loro corte spade affilate, aveva ucciso o evirato una decina di aggressori, prima che un fiume umano le travolgesse e le immobilizzasse a terra.

Selene non aveva fatto in tempo ad armarsi, ma si era messa lo stesso tra le nipoti e il primo aggressore, sollevandosi il vestito quel che bastava per spostare l'attenzione del bruto dalle proprie vittime a quelle gambe così tornite e appetitose... distrazione che gli era stata fatale quando una di quelle gambe era scattata all'insù e la punta del sandalo che rivestiva il piede della donna era andata a centrare i suoi coglioni. Il maschio aveva mollato la spada che Selene aveva prontamente raccolto e usato per porre fine alle sofferenze di quel maschio arrapato e ululante che si contorceva per terra. Poi, grazie a quella spada, anche se non buona come quella delle altre donne, altri quattro aggressori avvicinatisi troppo a quel corpo invitante e letale avevano trovato la stessa fine, prima che anche la coraggiosa donna venisse travolta, gettata a terra e immobilizzata da quell'orda senza fine di aggressori.

Sophia, anche se del tutto inerme, aveva cercato di proteggere la sorella dal primo dei bruti che le era venuto addosso. Sapeva di avere un seno più abbondante e quindi più attraente di quello di Eirene e aveva cercato di trarne vantaggio. Aveva sformato l'ampio scollo dell'abito per mostrare quell'insenatura generosa al guerriero che aveva di colpo lasciato perdere la propria vittima per fiondarsi verso il nuovo allettante bersaglio. Lei, intanto, si era messa poi a sedere per terra, spingendo il maschio ad abbassarsi e a mettersi carponi per raggiungere quei due frutti succulenti che la ragazza, del tutto indifesa, gli offriva. E lui così aveva mostrato ad Eirene i suoi due altri succosi frutti che gli pendevano tra le gambe e che la ragazza non aveva perso tempo ad afferrare e a spremere come agrumi. Il maschio si era contorto crollando tra le gambe di Sophia che con una risatina lo aveva poi disarmato e finito. La sua ultima visuale era stato l'interno delle cosce della ragazza che lo aveva sconfitto, ma l'atroce agonia delle sue palle gli aveva negato la possibilità di trarne qualsiasi piacere.

Anche questa era stata una vittoria di breve durata, perché presto anche le due ragazze erano state immobilizzate dagli aggressori sciamati in forze.

Le donne erano state portate al seguito dell'esercito che proprio in quel momento stava avanzando verso la fortezza. Una volta raggiunta la piana dove si era accampato, il capo della tribù le aveva fatte dividere: le ragazze erano state messe da parte come ostaggi, mentre Selene e le due guerriere sarebbero state usate per il divertimento dei guerrieri.

Se le donne erano state risparmiate, i loro servi maschi erano stati sterminati sul posto senza pietà, come da tradizione delle tribù.