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Chapter 7 by hal19696 hal19696

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Luna, Siria e il nuovo interrogatorio

Siria condusse il primo dei suoi prigionieri. Il guerriero era un veterano possente, ma zoppicava perché era stato ferito ad una coscia da una freccia, per cui le ragazze avevano dovuto curarlo prima di portarlo dalla comandante con una vistosa fasciatura. Era accompagnato da due guerriere in armatura completa, con corazza che evidenziava le loro forme muscolose e femminili, gonnellino di cuoio che lasciava appena scoperta la metà inferiore delle cosce, schinieri e bracciali. Ma il maschio non sembrava veramente in grado di ribellarsi e presto fu legato con i polsi dietro la schiena ad un gancio alla parete per essere esposto lì, nudo, alla totale disponibilità di Luna.

Nonostante fosse vinto e impotente, il maschio aveva un'aria di sfida: chi erano quelle femmine, quelle schiave per natura, che osavano trattarlo in quel modo invece di inginocchiarsi davanti a lui e offrirsi servizievoli alla sua virilità? Se tre delle donne che lo circondavano erano giovani schiave che per lui era facile immaginare in catene pronte a servirlo, la quarta, quella che le comandava, lo confondeva: aveva un'eta in cui le schiave della sua tribù ormai erano sfiorite, piegate dal lavoro pesante, dalla violenza e dagli stupri, ma questa sembrava ancora nel fiore delle sue forze, in salute, fiera e indomabile, al tempo stesso atletica e sensuale nelle sue forme morbide. Quel suo corpo femminile e invitante rappresentava una sfida a tutte le pretese della tribù maschile, per cui lui doveva odiarlo, ma al tempo stesso ne era irrimediabilmente attratto. Tutto questo era troppo per la sua testolina che quella mattina si era svegliata col pensiero di fare un ultimo tentativo di procurarsi una nuova schiava, ma che quella sera era nelle mani di quelle donne. E di quella donna, in particolare.

Siria indicò ridendo a Luna l'erezione che ormai il maschio sfoggiava. "Guarda, sembra che al maschione piaccia essere legato davanti a te!". Luna rise a sua volta e la sua risata leggera, il suo seno che sobbalzò nello scollo, il suo corpo appena coperto da quel corto e leggero abito estivo che indossava, resero ancora più oscenamente svettante l'erezione del prigioniero, che strappò una risata anche alle due guardie.

Luna parlò. "Bene, visto che ti piace stare qui, a quanto vedo, perché non ne approfittiamo per fare due chiacchiere prima di divertirci un po'?". Lei ammiccò, un po' provocante, sapendo l'effetto che aveva su quell'essere arrapato. "Come pensate di conquistare questa fortezza? Dovresti aver capito che quei maschietti che avete mandato per cercare di prenderci di sorpresa non sono serviti a molto...".

Il maschio, però, resistette all'interrogatorio. Prima rimase in silenzio, poi gridò insulti e minacce contro il genere femminile, promettendo che loro, puttane ribelli, sarebbero state rimesse in riga dai guerrieri della sua tribù, che le avrebbero stuprate per settimane senza fine, che le troiette che avevano in ostaggio nel campo sarebbero state le prime...

Luna non ci vide più: quel porco osava parlare delle sue figlie in quei termini? Un potente calcio centrò in pieno le palle del maschio che saltò sul posto e poi crollò a terra come un sacco di patate, ululando come un cane e sudando come un maiale su uno spiedo. "Così impari a ragionare con i tuoi coglioni e a pensare che quel verme schifoso che ti penzola tra le gambe ti renda superiore alle donne! Semmai è il contrario!".

Il maschio era incapace di rispondere, ma Luna sapeva che non restava altro che piegarlo. Gli spremette le palle sotto la suola del proprio sandalo, comprimendole tra il pavimento e la punta del suo piede che ruotava e strizzava, strappando altri ululati a quella bestia. Poi, quando le sembrò abbastanza, ordinò alle due guardie di tirare su il prigioniero e gli sferrò decine calci nelle palle, ordinandogli di contare ciascuno di essi ad alta voce, cosa che il maschio fece per paura di essere sottoposto a ulteriori ****. Poi disse alle guardie di lasciarlo cadere a terra e il maschio crollò sopra i propri coglioni gemendo un'altra volta.

Luna divaricò le gambe del maschio, che era seduto solo perché le braccia legate gli tenevano su la schiena, e si accovacciò lì in mezzo, in modo da avere il suo scroto a propria totale disposizione. Se lo prese tra le mani, tastandolo e sentendo come era gonfio dopo quel lungo trattamento. Il maschio gemette e pianse come un bambino, implorando pietà a quella donna che teneva in pugno la virilità di cui lui era andato tutta la vita orgoglioso, che lo aveva fatto sentire in diritto di umiliare e maltrattare le donne, ma che adesso era evidentemente la chiave della sua debolezza, nelle mani di quell'amazzone che aveva vinto i tentativi maschili di sottomissione e ora aveva sconfitto lui, potente guerriero veterano, attraverso l'organo di cui andava più fiero!

Luna strinse un poco e ottenne dal maschio un nuovo urlo, cosa che la fece sorridere un poco. Poi la presa intorno a quelle palle arrossate si fece più soffice, della delicatezza che serve per maneggiare delle cose ormai così fragili. Gli parlò con tono più dolce: "Hai visto cosa succede a continuare a voler fare del male alle ragazze? Ci si fa solo tanto, tanto male. Ora fai il bravo, ubbidisci, e vedrai che starai subito meglio". La tregua ed il sollievo offerti al maschio furono ben ripagati: il prigioniero pianse e implorò pietà, sottomettendosi a lei e promettendole che avrebbe risposto a tutte le sue domande.

Luna sorrise e iniziò l'interrogatorio, prima prendendosi cura dei testicoli del maschio, poi, quando vide rinascere la sua erezione, spostando le mani sul membro rigonfio che scoprì essere una splendida arma nelle proprie mani: ogni volta che il maschio esitava era sufficiente mollare la presa per convincerlo a riprendere a parlare per godere del tocco di quel paio di premurose mani femminili.

L'uomo, con gli occhi immersi nel seno di Luna e i genitali affidati alle sue cure, raccontò tutto quello che sapeva. Confermò tutto quello che aveva riferito il ragazzo portato da Allia poco prima, disse che Krum aveva ordinato che le sue figlie non fossero toccate e che le aveva fatte rinchiudere in una tenda vicina al centro del campo, in modo da poterle controllare meglio e raccontò anche che c'erano voci di un'arma potentissima che avrebbe potuto aprire una breccia nella fortezza. Anche se solo Krum e i suoi uomini più fidati avevano il diritto di saperne di più, tutti avevano capito che doveva essere nascosta in una tenda vicino a quella del capo. Il giorno dopo, però, l'attacco sarebbe ripreso con le armi convenzionali e ci sarebbe stato un altro assalto alla porta principale.

Il maschio non sembrava sapere altro e ormai Luna sentiva tra le mani che stava per venire. Ma no, quel porco non lo meritava, non dopo aver minacciato le sue figlie in quel modo. Lei fece un cenno a Siria che sfoderò silenziosamente la spada e, mentre la bestia si preparava a godere e spingeva il bacino in avanti in cerca delle mani della donna, la spada della guerreriera penetrò il suo petto dritta al cuore. Luna lo lasciò lì dov'era, contenta di avergli impedito di spargere quel suo sperma schifoso per tutto il pavimento.

Le due guardie presero una caviglia ciascuna e condussero fuori la carcassa che ancora sfoggiava un'inutile erezione. Luna poi ordinò a Siria di preparare una squadra da infiltrare nel campo nemico: si dovevano raccogliere informazioni e magari liberare le prigioniere. Lei, invece, avrebbe interrogato un altro prigioniero per scoprire qualcosa di più dell'attacco del giorno successivo.

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