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Chapter 14 by hal19696 hal19696

Cosa intendono fare?

Vanno verso il porto

Le tre compagne corsero lungo la strada che scendeva verso il porto, ma presto furono attratte da un urlo femminile che proveniva da una traversa. Senza esitare la imboccarono e aprirono la porta da cui avevano sentito provenire il grido.

Era la casa di due donne che erano prese con due maschi grossi il doppio di loro. Una delle due era stata lanciata contro una cassettiera con una tale violenza da averla travolta, rovesciandone tutto il suo contenuto per terra, ed ora lei giaceva allo stremo delle forze. L'altra si era messa tra lei e gli aggressori, in un vano tentativo di proteggerla, sovrastata dalla loro mole. "Apri le gambe e forse non ti faremo troppo male a te e alla tua amichetta!" disse uno dei due sghignazzando, mentre l'altro si leccava le labbra sbavando davanti alla vulnerabilità delle sue vittime.

All'apertura della porta una delle bestie si voltò e sorrise maligno alle tre nuove venute "Abbiamo altre tre puttanelle con cui divertirci". Si allontanò dalle due padrone di casa e andò incontro alle nuove venute brandendo il suo martello. Lalla portò la mano al coltello da cucina, ma le sorelle le fecero cenno di fermarsi: non potevano vincere con la forza e le armi.

Quello alle prese con le due donne a terra stava già pregustando la vittoria e sfoggiava una prepotente erezione che puntava contro la vittima ancora in piedi. Le sferrò una manata che la fece finire pesantemente a terra, tanto forte che sembrò tramortirla sul colpo, lasciandola là distesa con gli occhi chiusi e le gambe semiaperte. Lui lasciò cadere la sua arma e si inginocchiò tra le gambe di lei, sollevandole il vestito e poi prendendola per le caviglie per allargarle il più possibile. "Fermo, ti prego!" implorò in lacrime l'altra, ferita e troppo debole anche solo per muoversi, ma lui spietato rispose "Goditi lo spettacolo perché poi tocca a te" e tirò per le caviglie il corpo della vittima verso di sé e si chinò in avanti per poterlo penetrare, sempre guardando negli occhi l'impotente spettatrice per divertirsi della sua reazione.

Non fece però in tempo a godersi il frutto perché la vittima non era affatto tramortita: riaprì gli occhi e, veloce e silenziosa, prese uno degli oggetti caduti dalla cassettiera: un paio di cesoie. Le impugnò con entrambe le mani, le aprì e poi con un colpo di reni si mise a sedere sfruttando la leva che lo stupratore le offriva tenendola per le caviglie. L'erezione della bestia era un obiettivo facile e allettante e, nel tempo che la bestia ci impiegò per accorgersi che la situazione era cambiata, lei gli stava già minacciando la virilità che da arma di terrore si era trasformata in bersaglio indifeso. "Sì, cara: goditi lo spettacolo!" disse divertita all'altra prima di serrare le due lame ed evirare l'aggressore in un battito di ciglia. Quello si portò le mani dove una volta c'era la sua prepotente erezione, gridò e stramazzò al suolo sconfitto. La sua vincitrice, invece, si gettò ad abbracciare la compagna per sincerarsi preoccupata della sua situazione.

Intanto l'altro maschio si era avvicinato alle tre nuove giunte con arrogante superiorità. Sollevò il martello e fece una finta solo per il piacere di vederle arretrare spaventate e sghignazzò pensando a che bersaglio facile sarebbero state. Le tre, intanto, si erano distanziate un poco tra loro e a lui non restava che decidere da quale cominciare il divertimento: scelse quella più a sinistra, Lalla, che magari credeva che quel coltellino che si era portata dietro l'avrebbe salvata! Si girò verso di lei e con lunghi passi la raggiunse fino a sovrastarla e puntarle contro l'erezione, mentre con la mano col martello minacciava quella al centro, Sophia, perché non interferisse. La più giovane e più a destra, Eirene, non sembrava nemmeno degna della sua attenzione, visto che appariva solo come una piccola fanciulla indifesa.

Poi sentì l'urlo del compagno evirato e con un grugnito si girò nella sua direzione. Non passò un istante che Eirene che era alle sue spalle balzò in avanti e si lanciò sulla sua schiena, passandogli le braccia intorno al collo e avvinghiandosi con le gambe ai suoi fianchi. Sophia, intanto, afferrò il polso che teneva il martello e Lalla allungò una mano verso le palle scoperte, costringendo la bestia ad allungare l'altro braccio per proteggerle e dando in questo modo piena libertà alla fanciulla indifesa... che stava strangolando il bestione!

L'animale era imbizzarrito e agitava le braccia per difendersi dall'aggressione di quelle che dovevano essere le sue tre vittime. Poi, perso l'equilibrio e indebolito dalla mancanza d'aria, crollò all'indietro. Eirene fu schiacciata dalla mole della bestia, ma tenne salda la stretta. Lalla, invece, colse subito l'occasione che si era offerta: le possenti gambe del maschio ora erano divaricate e la sua attenzione era distratta: con un calcio preciso mirò alle sue palle e gliele colpì in pieno, facendo sobbalzare quel massiccio corpo ormai ridotto all'impotenza. E poi lo calciò ancora e ancora, finché il bastardo non perse del tutto conoscenza. Ma non bastava, perché mentre Sophia lo disarmava ed Eirene manteneva la stretta al collo, lei continuava a calciare e calciare quei coglioni sempre più martoriati finché non divennero poltiglia.

Quando le donne lasciarono andare il maschio, alla fine, erano sicure che non sarebbe più stato un pericolo per nessuna!

Finalmente, con gli invasori sconfitti e sicure che le padrone di casa stessero bene, le sorelle e la loro guida ripresero il proprio tragitto. "Andiamo di qua" disse Lalla "se facciamo la strada che costeggia la scogliera facciamo prima!".

Cosa incontrano per la via?

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