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Chapter 3 by hal19696 hal19696

What's next?

Il dono viene apprezzato

L'Isola era piccola e isolata in mezzo al mare, circondata di alte scogliere che impedivano l'approdo tranne che in un punto. Una montagna sorgeva al centro e l'unico approdo era difeso da mura che impedivano l'accesso alla piccola cittadina di case intonacate di bianco a chiunque fosse riuscito a sbarcare.

All'arrivo della nave, le mercanti fecero scaricare la loro merce sulla banchina dagli schiavi, mentre Sophia ed Eirene si presentarono con il loro dono ad una doganiera seduta ad un banchetto vicino alla porta di accesso alla città. La donna era molto minuta, abbronzata dal sole del Sud, vestita con una tunica leggera che lasciava scoperte le braccia e con i capelli ricci e neri sciolti sopra la testa. Seduto per terra ai piedi della doganiera c'era un maschio non molto più robusto di lei, vestito di una tunica più grezza e che scattò subito in piedi all'avvicinarsi delle due sorelle, guadagnandosi un piccolo sorriso materno e compiaciuto della donna a cui ubbidiva.

Quando la doganiera ascoltò la presentazione delle viaggiatrici, si illuminò in un sorriso e si alzò in piedi avvicinandosi allo schiavo portato da loro in dono. "Benvenute, allora, e vediamo subito che cosa abbiamo qui!". Arrivava appena allo stomaco di quel bestione, ma non ne sembrava affatto intimidita: si leccò le labbra, liberò rapidamente il suo inguine dalla stoffa che lo copriva e iniziò a studiarne la rampante erezione e le due grosse palle che penzolavano, frustrate dalle ultime ore di ininterrotta stimolazione.

"Lo abbiamo eccitato tutto il tempo ed è riuscito a trattenersi" spiegò Sophia dando due pacche dietro il massiccio gluteo della bestia che trepidava per uno sfogo che non sembrava arrivare. L'isolana annuì compiaciuta e afferrò con entrambe le mani lo scroto offertole mettendosi a saggiarlo, attenta a non sfiorare nemmeno un istante l'erezione, che invece era investita dal suo respiro, data la vicinanza di lei, tanto vicina quanto irraggiungibile per la punta di quel cazzo. Poi lei fece cenno al povero maschio che aveva con sé, che guardava con timore il nuovo venuto accanto al quale per altezza, prestanza e virilità sembrava un bambino, facendolo avvicinare e sussurrandogli con voce dolce e un po' cantilenata, come se parlasse al suo figlio piccolo "Ora corri e chiama prima la chirurga e poi la Madre Custode". L'altro subito corse a perdifiato oltre la porta per ubbidire.

Le due sorelle, intanto, si guardavano intorno e notavano che tutte le donne dell'isola sembravano minute come la doganiera e come loro sembravano essere anche i loro maschietti. Forse era per quello che erano sempre riuscite a controllarli e a non diventare loro schiave come era successo ad altre donne del mondo?

Quando arrivò la chirurga era in compagnia della sua giovane apprendista, che portava la borsa degli attrezzi e sembrava molto entusiasta del lavoro che era venuta a compiere con la sua maestra. "Un esemplare coi fiocchi!" esclamò quest'ultima avvicinandosi alla bestia, ormai ansimante e sbuffante come un animale dopo gli ultimi minuti di delicate attenzioni ai suoi genitali. "Ed è intatto e a bello carico. Per me sarà un ottimo schiavo" rispose la doganiera, che poi lasciò andare i genitali del maschio e disse alle sorelle, con riconoscenza "Vi ringraziamo, è veramente un dono magnifico e ne faremo un ottimo uso".

La chirurga prese in carico lo schiavo tenendolo delicatamente per la base dello scroto, attenta a non sfiorare mai la vicina svettante erezione ormai sovraeccitata. "E' tempo di svuotare questi poveri sacchetti stracolmi. Oggi sarà la tua prima volta, quindi è un giorno importante. Ricorda tutto quello che hai imparato su come funzionano i maschi" disse alla sua apprendista, che corse subito a sgomberare un vicino tavolo. Aperta la borsa, ne tirò fuori uno straccio e del liquido con cui lavò con cura la superficie e poi dei legacci ed una cinghia di cuoio. La maestra trascinò con sé fino al tavolo, lo fece distendere e lo tenne fermo, sempre tenendolo per i coglioni mentre la ragazza lo legava.

Lo schiavo, ormai, già pregustava il momento in cui sarebbe stato la prima volta di quella piccola ed eccitata fanciulla: le sue palle gli facevano ormai male e ora forse avrebbe ricevuto da quella ninfetta ben più di quella singola carezza che sarebbe bastata per farlo esplodere! La piccolina gli stava persino rasando con cura le palle e non vedeva davvero l'ora che quelle dolci e abili mani fossero all'opera...

Quando il maschio fu legato e assicurato al tavolo e le sue palle furono pronte, la maestra disse all'apprendista "Io lo faccio stare buono e poi lo metto a dormire e intanto è tutto tuo, va bene?" e guardò negli occhi la ragazza che per un solo istante, accanto all'eccitazione per il momento, mostrò un attimo di esitazione. Ma la donna più matura non perse tempo e, sollevata la tunica, salì a sedere sul tavolo e poi sulla faccia del maschio, che all'improvviso si ritrovò con la faccia schiacciata contro quell'intimità femminile. Il suo uccello vibrò impotente nell'aria, ma di piacere, non essendosi ancora accorto l'idiota che non poteva più respirare!

L'apprendista, estratti gli strumenti chirurgici, si mise a sedere sulle cosce del suo inconsapevole paziente e, preso bene il fiato, gli afferrò finalmente lo scroto con una mano e iniziò ad inciderlo: la castrazione della bestia aveva inizio!

Mentre l'animale iniziava inutilmente a dimenarsi, la giovane, con incertezza, portava avanti l'operazione di "svuotamento" dello scroto. E, grazie all'opera della maestra stabilmente seduta sulla faccia del maschio, ben presto i mugolii di protesta e i movimenti divennero sempre più deboli fino a cessare del tutto. Ad operazione finita, più nulla rimaneva di quelle palle un tempo grandi e orgogliose e l'erezione dell'animale si era finalmente spenta. Dopo che la ferita fu curata e fasciata, la giovane ribaltò sbrigativamente il corpo senza sensi dell'eunuco in una carriola, pronto per essere portato via.

Le due sorelle assistevano incredule a quella dimostrastrazione di potere: non solo due donne minute avevano condotto quel bestione al macello con sicurezza e non solo era stata una giovane fanciulla a trasformare quel magnifico esemplare di mascolinità in un castrato, ma lo avevano fatto con un controllo e una naturalezza uniche. E lo avevano fatto senza nessun motivo apparente, come se il solo avere delle palle per loro fosse una buona ragione per punire quella bestia e scaricarla come un rifiuto in una carriola subito dopo!

Sophia si voltò verso la sorella e vide che anche lei la stava ora guardando, mentre si era portata una mano a sfiorarsi l'intimità coi sensi travolti da ciò a cui aveva appena assistito. Ma durò solo un attimo, perché furono subito distratte da un nuovo arrivo.

Chi arriva?

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