Gli ultimi saluti

Tutto sarebbe stato pronto per la partenza, se Lalla non avesse ancora avuto un maschio a terra con le palle martoriate. Quando tornò da lui, ospitato ancora dolorante tra le cure di Eirene, chiese premurosa "Come siamo messi qui?" e gli si accucciò davanti, piegandosi in modo da controllare meglio la situazione. "Sono belle arrossate - commentò - ma mi sembra che vada tutto bene, caro, vero?" e diede un buffetto affettuoso a quel sacchetto gonfio, ottenendo in cambio un basso lamento che le strappò un sorriso intenerito: come era buffo quel difetto che i maschi avevano tra le gambe, che li rendeva così fragili e bisognosi della protezione femminile, e come erano assurdi quei posti dove delle creature così imperfette pensavano di poter dominare le donne invece di ubbidire loro!

Quell'ultimo contatto, però, fu troppo per lui, già sommerso di attenzioni femminili dopo che un'altra donna lo aveva quasi castrato con un solo calcio: davanti allo sguardo sorpreso di Lalla, piano piano gli crebbe un'erezione. Lei scosse la testa delusa e commentò con tono di debole rimprovero "E così il porcellino non riesce a trattenersi nemmeno davanti alle nostre ospiti, senza vergogna! Rimetti in riga quel vermiciattolo, subito".

Lui andò in agitazione, ma l'attenzione delle tre presenti, la vicinanza di Lalla ed il contatto con Eirene, che stava osservando curiosa la scena proprio da dietro di lui, sembrò vanificare tutti i tentativi di rimediare a quella situazione. "Mi dispiace, non volevo! Non... non se ne va!" disse disperato, cercando lo sguardo della sua donna. Lei, pazientemente, tornò a chinarsi su di lui e rispose "Ho capito, ci devo pensare io" e tirò uno schiaffetto alle sue palle ancora doloranti, quindi un altro e un altro ancora, comandando "A cuccia, subito!".

Ad ogni schiaffetto di lei, a dire la verità molto gentile, corrispondeva una scarica di dolore per lui, che si contorceva impotente. Ma, ubbidiente, non cercava di sottrarsi al trattamento subito ed Eirene non doveva metterci troppo impegno nel tenerlo fermo per aiutare Lalla a portare avanti il lavoro. Lavoro che non stava dando ancora frutti, tanto che era lui adesso a implorare lei come un disperato di andare avanti a colpirlo!

"Prova con un pizzicotto!" suggerì Sophia che osservava con un sorrisetto compiaciuto la scena, venendo subito ascoltata. E un pizzicotto mise subito fine alla vergogna facendo crollare il maschio, ormai in lacrime, con un profondo gemito che fece subito ritirare la mano a Lalla e le strappò uno sguardo impietosito. "Grazie" mormorò lui, che adesso aveva a stento la forza di rimettersi lentamente a sedere e iniziare a ricoprirsi.

Eirene si alzò in piedi, non prima di avergli dato un abbraccio da dietro e un bacio sulla testa, commentando con la voce che si userebbe con un bambino piccolo "Sei stato bravo e ubbidiente! Magari tutti i maschietti fossero come te!" e facendo una risatina divertita subito dopo. Lalla, invece, si rialzò solo quando fu certa che lui fosse capace di rivestirsi, ma non senza prima avergli accarezzato una guancia e scambiato con lui qualche sussurro nell'orecchio. Potè quindi dedicare tutta l'attenzione alle visitatrici.

Le donne si abbracciarono e si augurarono ogni fortuna, auspicando di rivedersi in futuro. La maestra accompagnò le due sorelle fino alla passerella rivolgendo loro per l'ultima volta un riconoscente "Grazie per tutto quello che avete fatto per noi: saremo sempre felici di riaccogliervi su quest'isola!". Poi, quando l'imbarcazione levò gli ormeggi, rimase sul molo, col maschio ai propri piedi, guardandola allontanarsi in mare e agitando una mano nella sua direzione in un finale saluto.