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Chapter 7 by heykiza heykiza

What's next?

libertà

Sembravano essere quattro ragazzi apposto, coi soliti argomenti di tutti i ragazzi a quell'età, insomma non c'era male, oltre ad essere in vacanza avevo trovato da subito dell'ottima compagnia

Poter parlare, scherzare con qualcuno senza che loro sapessero chi fossi e quale fosse la mia vita era una boccata d'aria fresca, potevo "essere quello che volevo".

Una volta usciti dal campeggio mi mostrarono un po di quel paese, passammo anche difronte una discoteca o una cosa simile e Pedro mi disse che una di quelle sere saremmo andati, si sentiva la musica perfino fuori e guardando il posto mi venne un po di ansia.

Sarebbe stata la mia prima volta in una discoteca, ai tempi non avevo nemmeno idea di come fosse all'interno, non sapevo proprio che aspettarmi.

Ci allontanammo raggiungendo il lungo mare, Thomas e Francesco iniziarono a spintonarsi, prendendosi a pugni ogni volta che avvistavano una macchina gialla, io li guardavo divertita aspettando di vedere chi dei due per primo avrebbe ceduto.

"secondo me, uno che compra una macchina gialla deve essere un sadico bastardo!" disse ridacchiando Francesco

Lo guardai, come gli altri del resto

"cosa?!" domandai divertita e lui mi sorrise di rimando

"cioè... se compri un auto gialla, sai già che al tuo passaggio la gente si prende a pugni tra di loro" rispose.

Calò per poco un silenzio imbarazzante ed incredulo interrotto poi da Pedro e il suo accento sud americano.

" amico mio... davvero, tu h.ai bisogno di uno bravo" esclamò ridacchiando.

Poi lo stesso ragazzo s'avvicinò maggiormente a me, mise le mani in tasca e stringendosi sulle spalle mi guardò, mi sentii in soggezione ma aspettai che mi parlasse.

"macchina gialle a parte, tu Elisa da dove vieni? Dall'accento si direbbe toscana."

Sorrisi compiaciuta dal fatto che avesse riconosciuto il mio accento che effettivamente marcato com'era mi smascherava subito.

"è esatto, sono toscana, proprio di firenze, maremma maiala" dissi usando quel termine finale per fare dell'auto ironia.

Lui ridacchiò, anche gli altri lo fecero e in quel momento mi accorsi che nessuno di loro a parte Francesco avesse l'accento sardo, anche quello inconfondibile.

"quanto è piccolo il mondo, io sono di Prato" disse rapidamente Pedro ridacchiando, sorpresa lo guardai, stringendo di poco i miei occhi per poterlo fissare meglio. Cercai di capire se mi pigliasse per il culo e probabilmente lo capì, infatti ridacchiando sollevò le mani verso il cielo.

" sono serio, vivo a prato!" replicò. La cosa era strana e divertente, andata via dalla toscana mi ritrovai a conoscere un ragazzo che se pur non italiano, viveva ad un ora da casa mia.

Ci fermammo ad una gelateria, secondo loro la più buona al mondo, dentro era tutto quasi completamente bianco e i gusti dietro la teca di vetro erano tra i più disparati.

Notai anche il gelato alla birra e per quanto mi facesse schifo il suo sapore, mi sembrò figo il fatto che qualcuno ne avesse fatto un gelato.

L'unico problema era che quella sera, non sapendo assolutamente cosa volessero fare quei ragazzi, ero uscita senza il portafoglio, fu Pedro stesso a comprarmene uno, protestai un po, spiegandogli che non era necessario, potevo fare anche senza ma lui mi disse che se volevo essere loro amico non dovevo farmi certi problemi.

Ne presi uno al kiwi e frutto della passione e dopo averlo assaggiato fui d'accordo con loro, era davvero il gelato miglior che io avesi mai mangiato fino a quel momento.

Coi nostri coni quindi raggiungemmo il lungo mare una piccola stradina che confinava con l'enorme spiaggia.

Mi persi per qualche attimo nei miei pensieri, guardando il cielo, egli come me sembrava avesse le lentiggini ma bianche e lucenti, la luna poi splendeva in un quarto quasi perfetto, oscurato di tanto in tanto da qualche nuvola nera di passaggio.

Il silenzio poi mi avvolse abbracciandomi, dandomi un senso di quiete che non provavo da fin troppo tempo, infatti le mie labbra si curvarono in un vero e spontaneo sorriso; semplicemente lì, in quel momento potevo definirmi felice e volevo non passasse davvero mai.

Ci sedemmo su degli scogli che emergevano dalla sabbia, poco più in la alcuni ragazzi più grandi di noi erano seduti a fumare erba, infatti il brutto odore venne portato sotto il mio naso dal vento fresco.

Ancora più in fondo si vedevano i galleggianti fluorescenti che saettavano rapidi nel buio, non ci volle molto prima che uno di quei ragazzi s'avvicinò, Pedro li salutò e quando quello domandò se avessimo bisogno lui gli fece cenno di si... fui stranita, il fatto dell'erba mi ricordava ancora quella testa di cazzo che era il mio ex. Tenetti la cosa per me, non dissi niente mentre lui scambiò soldi per dell'erba.

"tu hai mai fumato?" mi domandò ridacchiando mentre tenendo la mano a coppetta iniziò a sbriciolarne un pezzetto.

"no... mai fatto" esalai, probabilmente il mio tono era preoccupato, come l'espressione del mio viso.

"hey, tranquilla! Prova!" fece Thomas, così mi girai verso di lui che ridacchiò.

"non so Pedro se le prende male poi è un casino! Guardala! Sembra abbia visto un fantasma!" aggiunse Francesco mentre Enrico semplicemente stava in silenzio a fissarmi.

Provai a ridacchiare per sciogliere la tensione mentre il ragazzo brasiliano passò una sigaretta a Francesco che spezzò tenendo in mano tutto il tabacco e facendo attenzione che non cadesse, quando, subito dopo Pedro mise l'erba sul tabacco distribuendola e gli passò una cartina marroncina.

Restai zitta tutto il tempo, guardandomi attorno mentre Francesco unì i palmi delle mani girandoli di colpo, quando aprì, aveva posizionato erba e tabacco nella cartina e stava rotolando il tutto, avevano usato un vecchio biglietto dei pullman come filtro.

Io mi guardavo attorno spaventata, se qualcuno li avrebbe beccati ci sarei finita di mezzo anche io e la cosa non mi entusiasmava affatto, morsi dolcemente il labbro quando Thomas poggiò la mano sul mio braccio, lo guardai e lui sorrise, solo a quel punto notai il Piercing nero in basso a sinistra rispetto le sue labbra.

"hey rossha, sta tranquilla ok? Non stiamo facendo niente di male" spiegò ridacchiando, io lo guardai stranita più per come mi aveva chiamata che per quello che mi aveva detto, feci quindi un incerto cenno con la testa per poi notare che Pedro aveva allungato due dita verso di me e tra queste vi era proprio la canna che fumava sotto il mio naso.

"prova! Almeno ti rilassi un po" spiegò lui ridacchiando

"no non mi va grazie" risposi subito ma lui la mise ancor più vicino al mio viso incoraggiandomi e dicendomi che non era niente di che.

D'altro canto Thomas disse a Pedro che forse non era l'idea migliore, dicendo poi che sarebbe stato un problema se fossi andata in paranoia.

"che effetto fa?" domandai quindi sommergendo il mento sul braccio destro che stava teso per abbracciare le mie ginocchia.

Pedro allargò le braccia come in un movimento molto delicato dopo aver fatto un tiro e mi parlò con il fumo che gli usciva dalla bocca infatti la voce era un po strozzata all'inizio.

"è rilassante, ti senti calma e un po stordita, il cuore batte più forte ma è normale e a volte inizi a ridere come una scema, dai prova, solo un tiro" disse.

Lo ascoltai e incerta afferrai la canna, mi sentivo un po osservata visto che tutti e quattro mi fissavano anche Francesco e Enrico che parlavano tra di loro a quel punto si fermarono a guardarmi.

"ragazzi così mi mettete ansia però" esalai ridacchiando per poi portare il filtro sulla bocca...

Quando mai gli diedi ascolto, sentii un bruciore scendermi dentro la gola, una sensazione strana che mi fece mancare il fiato, infatti iniziai a tossire violentemente e la vista s'appannò per le lacrime che mi scesero.

"e brava Elisa!" gridò divertito Pedro mentre Thomas ridacchiò vedendomi affogare, intanto io allontanai quell'affare porgendola al ragazzo brasiliano ma lui afferrando il mio polso riportò la mia mano vicina al petto.

"no no! Con una non fa niente!" esclamò ridacchiando mentre io già sentivo un sapore disgustoso in bocca e mi salì una sete enorme.

"dai dacci un taglio Pedro" Esclamò ridacchiando Thomas ma ancor prima che l'altro potesse ribattere io presi un po di fiato e feci un altro tiro, non ottenni un risultato diverso dal primo maledicendomi ancora di più.

Pochi minuti dopo iniziai a sentirmi leggera una sensazione che non avevo mai provato, fu rilassante e mi sentii in pace, probabilmente non riuscivo bene nel mettere a fuoco la vista perché mi ricordo la luna balenare, non lo dissi agli altri ma mi limitai a cantare con loro.

Mi ricordo che ad un certo punto eravamo tutti e cinque in piedi cantando a squarcia gola "e Raffaella è mia" di Tiziano Ferro.

Era quella la libertà, la gioia di essere giovani suppongo. Poter fare qualche piccola cazzata senza pensare al peso delle conseguenze, volgere il viso contro la luna e cantare, un canto che per quanto probabilmente rivisto con gli occhi di ora sarebbe stato imbarazzante. In quel periodo significava "Libertà" Come se cantando con quei ragazzi da poco conosciuti, avrei sputato fuori tutto il veleno dentro le vene.

Ed in quel momento era davvero quella la felicità, il rendermi conto per la prima volta davvero di poter essere libera, dal non dover riguardare il mio comportamento per non essere giudicata o presa in giro. Era bellissimo, lo era davvero.

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