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Chapter 21 by hal19696 hal19696

Cosa ha in mente Sophia?

Svela l'inganno

Il prigioniero di Sophia puntava Astris e sbavava alla sua vista: era solo la presa della ragazza sulle sue palle ad impedirgli di scattare in quella direzione. Lei, compiaciuta, lo incitava "Bravo, ora corri verso la tua padrona e dimostrale la tua fedeltà come un bravo cane: leccale i piedi e implorala di punirti per essere uno schiavo inutile". La bestia, sbavante e fremente, stava già tirando quanto poteva, diviso tra l'attrazione irresistibile che provava per l'amazzone e il dolore alle palle provocato dalla fanciulla che lo tratteneva. Poi, finalmente, lei lo liberò del tutto e lo lasciò andare.

Il maschio corse carponi verso Astris passando in mezzo al gruppo delle altre donne, che sembravano non esistere neppure ai suoi occhi. "Avanti, fai vedere a tutti chi è la tua padrona e quanto ti piace ubbidirle!" lo incitò Sophia, con un sorriso trionfante in volto, che si allargò ancora di più quando tutte le altre presenti si voltarono verso la scena, sconvolte, e l'amazzone stessa per un istante sembrò vacillare e arretrò di qualche passo davanti alla carica del maschio verso di lei.

La bestia, alla fine, la raggiunse e, come ordinato da Sophia, si gettò ai suoi piedi baciandoglieli, leccandoglieli e intanto implorando con la frenesia di un cane in calore "Ti prego, padrona: puniscimi! Sono stato uno schiavo inutile!". Lei lo guardò con sconcerto, poi guardò le altre donne e poi, in un impeto di ira, sferrò un violento calcio in faccia a quel disperato ribaltandolo sul pavimento a gambe divaricate. "Idiota! Sei davvero una bestia inutile, ecco cosa sei!" gridò, sferrandogli poi un potente calcio nelle palle ora esposte.

Sophia rise alla scena e, davanti alla confusione di tutte, disse trionfante all'amazzone "Ora vuoi confessare, oppure proseguiamo la conversazione fuori di qui?". L'altra, riacquisita la calma, ammise "E va bene, hai vinto. Come lo hai capito?". Le donne guardarono tutte prima Sophia, confuse, e poi Astris, sospettose. Eirene accarezzò le spalle di Lalla e del suo maschio: entrambi non sembravano aver capito, ma lui appariva meno agitato rispetto a prima, anche se continuava a stringersi contro la propria donna in cerca di sicurezza. Lei, invece, cercò lo sguardo di Eirene, che rispose con un sorriso e una scrollata di spalle, in attesa della spiegazione della sorella.

"La tua storia non aveva senso e tu non rispondevi alle domande" iniziò a spiegare Sophia "E poi si vedeva che tutte le donne dell'isola pendevano dalle tue labbra in modo innaturale e che riesci a farti ubbidire anche dai loro maschi, su cui hai un forte effetto. Allora ho ripensato a quello che ci aveva raccontato la nostra guida Lalla, sull'isola e su chi la abita. Su quella cosa che chiamano feromoni e che permette alle donne di legare a sé i maschi. E poi al fatto che la maggior parte delle donne preferisca stare con altre donne, più di quanto succede altrove. E che i feromoni hanno effetto quando sono nell'aria per via di quello che fece ai loro antenati la loro Fondatrice". La ragazza fece una pausa e poi svelò alle compagne "Quei feromoni hanno effetto anche su voi donne, ma troppo poco perché ve ne accorgiate, ma non su di me e su mia sorella, che siamo straniere. Quella donna ha gli stessi poteri che vi donò la Fondatrice, ma molto più forti, quindi qui sotto, al chiuso, riesce a influenzare anche voi. Ecco perché voleva che portaste qui anche altre di voi: avrebbe trasformato tutte in schiave, poi sarebbe tornata sull'isola con i guerrieri che tiene rinchiusi al piano di sopra e l'avrebbe conquistata, dopo che non è riuscita a farlo solo con la forza oggi".

Le donne sembrarono sconvolte dalla rivelazione e poi si girarono tutte con ostilità verso Astris. Eirene, invece, fece un breve applauso scherzoso alla sorella, la quale rispose con un piccolo inchino, e poi si rivolse alla nemica indignata "Come hai potuto fare tutto questo a delle altre donne? Potevano rimanere uccise, oppure essere violentate o ferite dalle bestie che tu hai mandato contro di loro! Non hanno il diritto di essere libere e di non stare nude come te per essere oggetti di piacere per questi maiali che ti sei portata dietro?".

L'amazzone rise e rispose sarcastica "Ti sembra che io sia un oggetto di piacere per questi cani?" e tirò un nuovo potente calcio nelle palle al maschio ai suoi piedi che ululò per il dolore. "Sono solo bestie che utilizziamo quando ci servono. E queste stupide" indicò le donne dell'isola "sarebbero potute finalmente diventare utili e rimediare a quello che ha fatto quella che loro chiamano fondatrice, ma che per noi è Erika la traditrice, che ha abbandonato le altre sue compagne ed il progetto che avevano per scapparsene su un'isoletta sperduta e sbagliare tutto". Indicò intorno a sé con disprezzo quelle donne che sfiguravano intorno al suo corpo imponente e statuario. "Doveva aiutare a far nascere donne come noi, capaci di dominare dei maschi che potessero servirle veramente, in tutti i sensi. Ma magari le sue insulse discendenti, così mansuete e amorevoli, sarebbero potute diventare utili per servire noi e anche i nostri guerrieri. E non è successo solo perché c'erano delle straniere a salvarle". E, con un moto di stizza, tirò un ultimo calcio nelle palle al proprio schiavo.

Le parole di Astris avevano sconvolto le donne dell'isola, che non risposero nulla. Fu Sophia a proporre "Possiamo uscire di qui e tornare a riva. Intanto penseremo a cosa farne della nostra prigioniera". Fu sorprendentemente quest'ultima la prima a reagire dicendo "E va bene, andiamocene: non c'è più niente da fare qui". E si mise in movimento, solo che il primo passo lo fece sui coglioni già martoriati dello schiavo, assicurandosi di calcare molto col piede. Poi, mentre lui si contorceva, raggiunse una delle lampade che rischiarava l'ambiente e la lanciò per terra, spargendo olio e fiamme tutto intorno. E poi iniziò a fare il giro della stanza per rovesciare tutte le altre ed appiccare un incendio, con la sorpresa di tutte le altre presenti. "Su, svelte, uscite! Le scale sono lunghe!" le invitò l'amazzone, che già andava verso la porta.

Tutte fuggirono lungo le scale, verso l'uscita. Astris, invece, chiudeva il gruppo e si assicurava di aver gettato a terra tutte le lampade e le torce che trovava, in modo da diffondere rapidamente l'incendio. Quando, al piano di sopra, passarono davanti alla porta sbarrata che chiudeva la stanza dove dormivano i guerrieri superstiti, alcune delle donne dell'isola si fermarono. "Non possiamo lasciarli lì dentro" gridò la più giovane delle arciere. Ma l'amazzone fu più veloce di lei e, con scioltezza, passando davanti alla porta, fece scattare il lucchetto che teneva la sbarra al suo posto, impedendo qualsiasi tentativo di far uscire quei poveri bastardi! "Non so come pensavate di portarveli dietro, ma a me non servono più" spiegò con disinvoltura, continuando la salita mentre le fiamme erano ormai ovunque.

Arrivate in cima, alcune arciere si erano attardate per liberare almeno alcuni dei prigionieri rimasti lì, prima che venissero raggiunti dalle fiamme. I loro sforzi sembravano aver avuto un minimo successo e, quando furono costrette a correre verso la porta, tre dei maschi catturati erano liberi e corsero dietro a loro. Ma, ad attenderli sulla soglia, si era fermata Astris che sferrò un calcio nelle palle al primo che le venne in contro, abbattendolo, e poi un altro anche al secondo, che finì anche lui a terra. L'ultimo esitò vedendo cosa la padrona aveva fatto agli altri due e si gettò ai suoi piedi, ricevendo in cambio un calcio in faccia che lo lasciò tramortito.

Davanti alle sue spettatrici sgomente, Astris uscì dalla porta sbattendola alle proprie spalle, sicura che nessuno dei suoi schiavi l'avrebbe più seguita. Con buonumore chiese "Come pensavate di andarvene, allora?".

Che fanno?

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