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Chapter 5
by Esseremicidiale02
Capitolo 5
L’amico fantasma
Samira Alavi sollevò il telefono, puntandolo in modo che la luce catturasse perfettamente il suo viso delicato. Il filtro soft sfumava i contorni del video, rendendo la sua pelle impeccabile e i capelli sotto il velo incredibilmente ordinati. Con un sorriso artificiale dipinto sul volto, esordì: "Salam miei carissimi followerss, come state oggi? Che Allah sia sempre con voi."
La sua voce era dolce e melodica, ma le parole uscivano come una filastrocca ripetuta infinite volte. Samira sentì la bile salire mentre pronunciava il copione obbligato, ogni parola un insulto ai suoi ideali più profondi.
"Oggi vi parlerò di una qualità fondamentale per una donna: la dedizione al marito. Sì, sorelle, dobbiamo ricordare che un marito è il nostro protettore e la nostra guida spirituale. Dobbiamo rispettare e obbedire alle sue decisioni, perché in questo risiede la vera forza di una famiglia musulmana." Chiuse il discorso con un sorriso perfetto, ma i suoi occhi erano due pozzi scuri pieni di rabbia. "E non dimenticate di lasciare un commento! Voglio sentire cosa ne pensate di questo tema così importante!" Poggiando il telefono con un sospiro esasperato, la ragazza si massaggiò la fronte. Dietro quella maschera pubblica c'era una donna che tramava una rivolta, ma era intrappolata in una rete fitta, dove ogni movimento falso avrebbe potuto costarle caro.
Si alzò dalla sedia e si avvicinò ad uno specchio. I suoi abiti, scelti con attenzione dal promesso sposo Khaled Al-Rashid, erano l'ennesima umiliazione: un lungo abito nero senza ornamenti, dal taglio severo, che copriva ogni curva del suo corpo. Il tessuto pesante, quasi opprimente. Portava un velo nero perfettamente fissato che lasciava scoperto solo il volto. Suo malgrado, il suo aspetto era sublime: la forma ovale del viso era valorizzata dalle guance leggermente dorate, le labbra erano piene ma serrate in una linea rigida, e gli occhi verde oliva brillavano di un’intelligenza che non poteva essere messa a tacere.
Le mani sottili, unghie smaltate color Oro Satinato, impreziosite da henné delicati, tradivano un nervosismo che cercava di contenere. I suoi piedi nudi sfiorarono il pavimento freddo di marmo, i passi leggeri ma decisi. Samira aveva piedi piccoli e affusolati, con dita sottili e proporzionate. Lo smalto sulle unghie dei piedi era dello stesso oro satinato delle mani, brillante e accuratamente applicato. La curva dell'arco plantare era pronunciata e delicata, e le sue caviglie, sottili e slanciate, conferivano un senso di grazia naturale ai suoi movimenti. I talloni leggermente arrossati dal contatto con il pavimento freddo, un contrasto con la pelle morbida e ben curata delle piante dei piedi. "Un giorno... sarai tu a rispettarmi," sussorò con una determinazione che solo lei poteva sentire.
Dall'altra parte della casa, in un salone sfarzoso arredato con marmo e mobili di mogano intarsiato, Khaled Al-Rashid parlava animatamente al telefono. Era un uomo di 35 anni, la figura quasi caricaturale di un uomo potente e pericoloso. Aveva un viso pulitissimo, la sua pelle chiara ma con un sottotono caldo, luminosa come quella di qualcuno che ha il privilegio di cure impeccabili. Le sue guance erano morbide ma definite, con zigomi alti che incorniciano i suoi occhi neri, profondi e ipnotici. I capelli folti e di un nero corvino, leggermente ondulati e lasciati cadere con un’aria casuale ma curata. Non portava la barba piena, ma una leggera ombra di barba rasata con precisione. Il suo sorriso era ammaliante, con denti bianchi perfettamente allineati.
Cammina avanti e indietro nel salone mentre parlava al telefono con una voce decisa ma sorprendentemente calma. "Credo che possiamo ampliare la produzione entro tre settimane, ma dobbiamo assicurarci che nessuno tracci i carichi, inoltre dì a Naim Qassem che sono pronto" Dall’altra parte della linea, uno degli uomini più potenti del movimento lo ascoltava. Qassem aveba bisogno di uomini come Khaled: devoti, spietati, pronti a sporcarsi le mani. Khaled non era soltanto un luogotenente: bensì un uomo che controlla una rete di traffici illeciti, da armi a materiali preziosi, per finanziare il partito. Il suo potere si estendeva ben oltre il Libano, intrecciandosi con altri network clandestini in Siria, Iraq e Iran. Chiudette la chiamata con un sorriso compiaciuto e si dirige verso le stanze della casa. Il pensiero del suo controllo su Samira lo divertiva.
Raggiunse Samira nel salone, il suo passo pesante e autoritario. Portava ancora l’abito tradizionale che indossava durante gli incontri ufficiali, con una kefiah bianca e nera piegata perfettamente sulla spalla. Il suo odore era una miscela di tabacco dolce e legno bruciato, un aroma che sa di dominio e oppressione.
Lei era ancora davanti allo specchio, il suo riflesso tradiva il disprezzo che provava nei suoi confronti. Khaled si avvicinò alle sue spalle e mise una mano pesante sulla sua spalla.
"Il video è andato bene, vero? Spero che non ti sia dimenticata niente."
Samira si scosò bruscamente dalla sua presa, voltandosi verso di lui. Khaled non rispose immediatamente. Gli occhi neri la fissavano con pericolosa intensità, poi sorrise in modo inquietante. "Guarda che posso renderti la vita molto più difficile, Samira. Non dimenticarlo."
Samira, piena di rabbia repressa, alzò una mano e lo colpì sul volto, con uno schiaffo deciso che risuonò nella stanza. Khaled, più sorpreso che ferito, si portò una mano sulla guancia, mentre il suo viso si deformava in un’espressione di furia. Senza pensarci due volte, Khaled alzò la mano e restituì il colpo, un ceffone pesante che quasi fece barcollare Samira. Lei portò una mano al viso arrossato e abbassò lo sguardo, ovviamente avrebbe preferito rimanere a testa alta ma sapeva che non poteva fare altrimenti al momento, pur di vincere la guerra avrebbe dovuto perdere qualche battaglia.
Khaled iniziò a parlare con un tono calmo ma velenoso: "Vedo che hai ancora un po' di fuoco dentro, mia futura moglie. Forse è giunto il momento di insegnarti la disciplina... in un modo che non dimenticherai tanto facilmente."
Khaled, completamente privo di vergogna, iniziò a stringerle il sedere con le mani per poi palparla tutta. Samira cercò di tenere gli occhi chiusi dalla vergogna ma lui le lanciò un altro ceffone. Ciò non bastò e appoggiò proprio il suo fallo su di lei facendole sentire la presenza. La futura moglie restò immobile, il corpo rigido per la rabbia e il disgusto. In seguto Khaled si sedette su una poltrona, allargando le gambe in segno di dominio. "Dimostrami la tua obbedienza, Samira," ordinò, indicando il pavimento accanto a sé.
Con un peso insostenibile nel petto, Samira si inginocchiò lentamente. Il tappeto morbido sotto le sue ginocchia era un piccolo conforto che non poteva compensare la ferita al suo orgoglio. Khaled la osservava come un predatore, compiaciuto del suo controllo su di lei. "Vedi?" rise, "puoi essere addomesticata, ma non é finita qui, ti ho scopata tante volte, spesso a forza, ma adesso vorrei provare qualcosa di diverso ed umiliante”.
Khaled fece bendare la sua donna e le mise dei tappi per le orecchie, in seguito le disse di andare verso la finestra e di mettersi a pecora. Umiliata fino nel profondo Samira eseguì e Khaled, ormai nudo, iniziò a violarla dal dietro. Dopo vari minuti di sofferenza, nella quale Samira era rimasta nella stessa posizione, le vennero tolti i tappi e la benda. Dalla finestra vide una serie di uomini in motorino sfrecciare e fare confusione nel giardino di suo futuro marito. A un certo punto i suoi occhi si spalancaronocquando vide che tra quegli uomini c’era pure lo stesso Khaled, che con un grosso sorriso sadico alzò la mano in segno di saluto ed urlò “ciao amico fantasma!” Samira si girò lentamente inorridita e cadde quasi in un attacco di panico quando notò che quello a montarla non era più Khaled, ma bensì un suo amico e guardia giurata, a lei praticamente estraneo. Da quell’uomo poteva aspettarsi di tutto, ma non che arrivasse al punto di farla violare dai propri amici pur di umiliarla al massimo.
L'uomo che stava violando Samira rise con un ghigno sadico, mostrando i denti, mentre continuava a muoversi con violenza dentro di lei. Samira, sentendo la sua rabbia e umiliazione raggiungere il culmine, contraette i muscoli delle gambe e si preparò a colpire. Con un movimento rapido e preciso, sollevò la gamba destra e la abbassò con forza, colpendo l'uomo con un calcio fortissimo nei testicoli nudi. L’uomo rimase sorpreso e spaventato, infatti indietreggiò cadendo a terra con le gambe aperte. La ragazza era troppo arrabbiata da quello che le era appena successo, quindi continuò a colpire, il suo piede si abbassava di nuovo e di nuovo, colpendo l'uomo con una serie di calci precisi e violenti, ogni colpo sembrava scuotere l'uomo, che si contorceva in agonia, con le mani che si stringevano intorno ai testicoli, come se cercasse di proteggerli da ulteriori colpi. Il suono dei calci echeggiava nella stanza, un ritmo violento e incessante, che sembrava accompagnare la rabbia e la sofferenza di Samira. Nessuno intervenne perché Khaled aveva detto alle proprie guardie, fuori dalla stanza, di non entrare finché lui non sarebbe tornato.
Mentre l'uomo giaceva a terra, Samira si chinò in avanti e gli sputò con disprezzo nells bocca aperta, a causa del precedente dolore. Lo sputo colpì la lingua dell'uomo, che si contraette in una smorfia di disgusto e dolore. Era un misto di saliva e bile, reso ancora più denso e viscoso dalla sua rabbia e umiliazione. Mentre si chinò in avanti, le sue labbra si arricciarono in una smorfia di disprezzo e la sua lingua si sollevò leggermente, come se stesse assaporando il gusto della vendetta. Con una faccia piena di sadismo represso, Samira afferrò i testicoli nella mano, chiudendoli tra le sue dita e stringendo con le unghie. I testicoli dell'uomo sembravano due piccole palline di carne che si contorcevano tra le dita di Samira, mentre lei stringeva con tutta la sua forza. La pelle si arrossì, come se stesse per scoppiare da un momento all'altro. Samira sentì un senso di potere e di vendetta mai provato prima, mentre guardava l'uomo contorcersi in agonia ai suoi piedi. "Ti é piaciuto umiliarmi, vero?" disse Samira con una voce fredda e sadica, mentre continuava a stringere i testicoli dell'uomo. I suoi occhi si rovesciarono all'indietro e la sua bocca si aprì in un urlo silenzioso, mentre Samira continuava a stringere le palle con tutta la sua forza. La sua mano sembrava una morsa d'acciaio, implacabile e spietata. Samira alzò l’altra mano chiudendola in un pugno e con una freddezza unica lanciò un dritto verso i testicoli stritolati dell’uomo, con una forza brutale, facendo sembrare il suo corpo un tamburo fragile che risuonava di dolore. L'impatto era come un'esplosione di sofferenza, che si propagava attraverso il corpo dell'uomo come un'onda di marea.
Lei gli sibilò in faccia con una voce fredda e pungente: "Sono questi i tuoi cosiddetti attributi di virilità? Sono questi i tuoi strumenti di potere? Sono solo due piccole, inutili palline di carne che non valgono nulla senza il mio permesso". Le sue parole erano come un veleno che si insinuava nelle orecchie dell'uomo, che gemeva di dolore e umiliazione. “Facciamo un gioco, che ne dici delle ‘palle fantasma’” disse Samira, facendo intendere un gioco di tortura ai testicoli del suo nemico. Le sue parole tagliavano l'aria come un coltello, e l'uomo a terra non poteva far altro che piagnucolare in risposta. La ragazza continuò a spiegare le regole del suo gioco contorto, "Il gioco è semplice. Sarò il fantasma che ti perseguiterà, e tu sarai il mio giocattolo. Ogni volta che stringerò, urlerai. Ogni volta che rilascerò, implorerai pietà. E ogni volta che non seguirai le mie regole, ti farò più male". Strinse la mano più forte, sentendo i testicoli dell'uomo contorcersi tra le sue dita. “In alternativa posso usarti come latrina sai? Oppure posso usare le tue palle come tappeto, sai penso sia arrivato il momento di cambiare tutti i tappeti persiani nella mia stanza”. L’uomo chiese perdono e infine Samira rilasciò la presa. Lui indietreggiò spaventato e lei disse “adesso tu non dirai niente a Khaled ci siamo intesi? Io ti ho risparmiato i testicoli, e tu dovrai servirmi.” L’uomo, preso dalla paura rispose “certo padrona”.
Khaled tornò nella stanza e si avvicinò all'uomo, il quale si é già vestito, con un sorriso soddisfatto sul viso, evidentemente ignaro di ciò che era appena accaduto. "Allora, come è stato?" chiese, battendo l'uomo sulla schiena con una mano. L'uomo, ancora visibilmente scosso, cercò di nascondere il suo stato di panico e rispose con una voce tremante: "È stato... è stato fantastico, Khaled. Lei è... è una donna incredibile".
Khaled strinse gli occhi, sospettoso, e osservò l'uomo che si allontanava, notando il leggero tremore delle sue labbra e l'ombra di paura negli occhi. Ma poi, con un gesto di noncuranza, lasciò perdere la questione e si avvicinò a Samira, che era rimasta immobile, con lo sguardo fisso a terra. "Allora, mia cara", disse Khaled, con una voce che cercava di essere dolce, ma che suonava falsa, "come è stato il tuo... divertimento?" Samira alzò lentamente la testa, i suoi occhi incontrarono quelli di Khaled. "È stato... doloroso ed istruttivo signore", rispose, la sua voce bassa.
Khaled annuì, soddisfatto, e un leggero sorriso si disegnò sulle sue labbra. "Era quello l'obiettivo", disse, la sua voce bassa e priva di emozione. "Volevo vedere se riuscivi a... stimolare il tuo ospite". Samira non rispose, ma il suo sguardo sembrava penetrare l'anima di Khaled, come se stesse cercando di capire cosa si nascondeva dietro le sue parole. Khaled, apparentemente indifferente, si voltò e si avviò verso la porta “me ne vado a puttane, dopo ho da svolgere un lavoro importante per la propaganda del regime, te resta qui e fai…non so, cose da donna”. Sbatté la porta e se ne uscì.
Appena la porta si chiuse dietro Khaled, Samira si lasciò andare a un singhiozzo soffocato. Le lacrime le scendevano lungo le guance, bagnando il suo viso di rabbia e umiliazione. Si coprì la bocca con la mano, come se volesse soffocare il suono del suo stesso pianto. Il suo corpo si scuotevq di dolore e frustrazione, mentre la sua mente ribolliva di pensieri di vendetta. Si avvicinava alla finestra, guardando fuori con gli occhi offuscati dalle lacrime. Sapeva di avere una possibile talpa tra gli uomini di Khaled adesso ma il prezzo pagato era stato veramente alto. Sapeva che doveva cavarsela la da sola ma sperava ugualmente che qualcuno un giorno sarebbe venuta ad aiutarla.
Capitolo 6
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