Finale

Se qualcuno ci vedesse da fuori ci vedrebbe come due animali in calore probabilmente. Anche la regola del silenzio è venuta meno, sia per me che per lei, e ci siamo lasciati andare completamente ai nostri istinti.

“Leccami il culo Gabry” mi ordina lei. Affannata e in preda ad un orgasmo.

Io eseguo, ma come atto di insobburdinazione, stavolta, faccio anche io una richiesta.

“Tu mordimi le palle Giorgia”

Gli gridò io, voglioso di provare le prossime soglie del dolore.

“Chi ti ha dato il permesso di parlare pervertito!?” mi dice lei esasperata dal piacere prima di gettarsi con i denti sulla mia palla destra. Io ho preso a leccarle l’ano, l’unico pasto di cui non mi potrei mai stancare. Vario costantemente la durata e l’intensità delle mie leccate, ognuna deve darle un brivido finale, ognuna deve essere come l’ultima.

La sento gemere, mentre i suoi denti mi stringono con dolcezze e forza allo stesso tempo. È perfetta, sa sempre quando fermarsi prima di farmi davvero male, lasciandomi in balia di un dolore temporaneo che immediatamente diventa piacere.

Esasperata raggiunse quello che deve essere il suo terzo orgasmo, si allontana da me, ma non prima di avermi dato nuovamente un pugno sulle palle che quasi mi fa venire. Sarà esausta ma non rinuncia mai al proprio ruolo. Si porta sopra di me, e con la mano mi prende il pene e lo infila dentro la sua calda vagina. La facilità con cui scivolo in lei è il simbolo del piacere che le ho dato.

Cominciamo a muoverci, in perfetta sincronia io spingo verso l’alto quando lei spinge verso il basso. Ci cerchiamo, ci troviamo e diventiamo una cosa sola.

La sua mano sinistra afferra il corrispondente seno che spunta dalla camicetta, concedendomi il raro spettacolo di una donna che si provoca piacere. Sfortunatamente non ho il tempo di concentrarmi su ciò, perché la sua mano destra si alza e con una rapida discesa va a dare un tremendo e forte schiaffo verso i miei coglioni. La forza è tale che mi porta a tendere ad arco collo e schiena, spingendo con ancora più veemenza verso dentro di lei, che evidentemente sente la differenza e geme in modo esagerato.

Continuiamo così, la sua mano diventa il frustino con cui far aumentare il ritmo al proprio cavallo. Io ascendo, lei discende, lei schiaffeggia, io godo.

Fa male, fa dannatamente male. Non potrei desiderare altro.

Non ho idea di quanto continuiamo così, so solo che a un certo punto arriva un suo schiaffo talmente forte che mi fa venire, e che per la spinta conseguente fa venire anche lei. Colma, si accascia accanto a me ma non prima di avermi dato un ultimo schiaffo che mi colpisce entrambe le palle e che mi lascia lì immobile, svuotato di tutto, di seme, di dignità, di energie, sostituite unicamente dal piacere. Le sono venuto copiosamente dentro, ma penso che questo non sia un problema. Il vero problema è quando le nostre coscienze torneranno e si accorgeranno di aver usato il pomeriggio in tutt’altro modo rispetto a come avevamo previsto, e non credo che stavolta una battuta mi salverebbe.