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Chapter 10 by heykiza heykiza

What's next?

Sono come te

Quel "solo un po" era bastato ad entrambi per ritrovarci sul divano, Pedro mi aveva sbottonato i jeans e mi stava toccando tra le gambe, sentivo le sue dita muoversi contro le mutande e quel movimento mi fece annaspare nella sua bocca mentre ci baciavamo senza sosta.

Mi tremavano le braccia e poco poco provai una sensazione d'ansia crescente, mi stava toccando e la consapevolezza di quello che stava per accadere fece diventare d'oca la mia pelle, chiamai il suo nome quando sentii le dita entrare nelle mie mutande, carezzandomi delicatamente, ansimai e subito dopo tappai la mia bocca con la mano mentre sentii il battito del cuore direttamente nelle tempie.

"rilassati" sussurrò al mio orecchio iniziando a leccarlo mentre sentii un suo dito entrare nel mio corpo, la mia voce riempì la stanza mentre lo sentivo muoversi.

Scosse e calore pervasero il mio corpo come ondate che invasero completamente il mio corpo, non riuscii più a stare in silenzio, la mia bocca restava aperta e lo sguardo fissava il suo viso.

"dio quanto sei bella mentre ansimi" mi disse lui facendomi sdraiare, mettendosi sopra di me e a quel punto tutto svanì, crebbe in me un senso di paura e claustrofobia.

"Pedro... Pedro" esalai preoccupata dandogli una pacca sulla spalla mentre lui continuava a muovere il dito dentro di me, era bello si ma iniziai davvero a sentirmi in un orribile disagio, proprio come quella volta con Riccardo.

"Pedro per favore aspetta" sussurrai e lui si staccò guardandomi preoccupato mentre io rapidamente mi sollevai scoppiando a piangere.

"oh! Elisa?! Che hai?" esclamò preoccupato afferrandomi le spalle, la sua presa fu dolce, mi fece stare meglio.

"piccola non dobbiamo per forza, se non sei pronta, non è importante" dandomi poi un bacio.

Io cercai di calmarmi, respirando a pieni polmoni raccolsi un momento di silenzio e risposi guardandolo.

"mi piaci Pedro e non ti arrabbiare se te lo racconto ma anche il mio ex si mise sopra di me, ebbi la stessa reazione, se qualcuno mi sale sopra mi sento chiusa e l'aria mi manca, proprio non riesco a stare tranquilla".

Lui non ripose a parole ma mi afferrò facendomi mettere a cavalcioni sulle sue gambe, le sue dita mi carezzarono la mascella scendendo sul collo e sul vestito argentato che allargò facendolo sfilare, sotto avevo un reggiseno nero, lui mi guardò il seno e arrossendo poggiai le mani sulle sue spalle.

"allora starai qui piccola... cavolo, hai lentiggini ovunque" sussurrò carezzando il centro del mio petto dove effettivamente vi erano un casino di lentiggini.

Ridacchiai ma mi zittii quando vidi il mio seno sinistro venir scoperto, lui mi portò verso di se e sentii la bocca poggiarsi su di esso.

Strabuzzai gli occhi mentre delle scosse si estesero sul mio petto, tornai ad ansimare sorpresa, un po spaventata da tutte quelle nuove sensazioni che lui mi stava facendo provare.

Mi ritrovai mezza nuda, la sua bocca cercava il mio corpo ma il momento più imbarazzante fu quando vidi il suo pene per la prima volta. Ascoltando le sue parole lo afferrai nella mano destra muovendola per massaggiarlo, lui ansimò e s'avvicinò al mio orecchio.

"voglio la tua bocca..." ansimò

"intendi... cioè" nel mentre continuai a dargli piacere con la mano.

"mh mh" non ci pensavo nemmeno, l'idea mi disgustava e non ero una che faceva le cose solo per paura che qualcuno potesse offendersi altrimenti.

"non me la sento, è la mia prima volta, in tutto per tutto" gli dissi e lui sorriso compiaciuto, forse felice del fatto che mi stavo dando a lui per la prima volta.

Lo aiutai a togliermi la gonna e guardandoci negli occhi, nel più totale silenzio entrò dentro di me, sentii il suo membro dilatarmi, riempirmi e avvertii uno strappo dentro di me che bruciò da impazzire.

"tutto ok?" mi disse.

"s-si... continua" aggiunsi mentre lui mi prese le natiche e mi spinse verso il basso, facendomi gemere di piacere.

Nascosti nel buio e avvolti dal calore ci baciavamo ansimando uno nella bocca dell'altra, guardandoci attraverso la penombra mentre i nostri corpi si univano, diventavano una cosa sola.

Gocce di sudore mi colavano dalla fronte e le tempie mentre sentivo il mio seno rimbalzare ad ogni spinta che lui mi dava dal basso verso l'alto.

Seguii i suoi movimenti o almeno provai mentre lui prendendomi per la nuca mi strinse a se, fu bellissimo sentirsi stretta in quel modo, ero sua e mi stava possedendo, una sensazione che non dimenticherò mai. Pedro era fantastico non potevo fare altro che ansimare mente lui uncinando le dita tra cosce e linguine iniziò a muovermi avanti e indietro, stringendo le mie natiche.

Non ricordo per quanto andò avanti, ricordo che Pedro mi fece provare per la prima volta il piacere dell'orgasmo, le mie gambe tremavano incontrollate e tutto il mio corpo fu preda di violenti spasmi nei quali ero completamente in tilt, anche lui lo raggiunse, ovviamente non dentro di me e una volta terminato ci stendemmo sul divano, completamente nudi, non era il posto più comodo per sdraiarsi in due ma lui mi strinse a se da dietro baciandomi il collo.

"sai che non sei solo una scopata vero?" sussurrò lui, io sorrisi carezzandogli il braccio mentre ancora ero preda del piacere.

"ci mancherebbe altro, ti castro altrimenti, prato è vicina alla fine" replicai ridacchiando.

Restammo così in silenzio nonostante fossi sporca di sangue tra le cosce, faceva un po schifo ma in quel momento volevo solo restare stretta a lui anche se non potevo starci per molto, se facevo troppo tardi mia madre mi avrebbe strozzata.

Dovetti darmi una sistemata e dopo averlo salutato con un bacio tornai a casa, pensando, continuando a pensare quello che avevamo appena fatto, il piacere che mi aveva fatto provare e le vibrazione che il mio corpo provò.

Non potevo credere che fare sesso fosse così tanto bello, le mie labbra restarono curve in un sorriso da ebete per tutto il tragitto che divideva la casa di Pedro alla mia.

A quel punto lì il sorriso si spense, mia madre era in veranda a fumare, indossava una felpa e sembrava parecchio assonnata.

"sono quasi le tre e mezza Ely!" mi disse in tono infastidito, abbozzai quindi un sorriso imbarazzato mentre mi grattai la nuca.

"si, ecco... eravamo dentro e non ci siamo resi conto dell'ora, scusa mamma" risposi mentre salii in veranda, lei mi guardò studiandomi. I suoi occhi andarono dalla mia testa fino i piedi, come a sondarmi.

"ti perdono solo perché non sgarri quasi mai ma la prossima volta che ti dico non fare tardi, beh tu non fare tardi" sentenziò quindi indicandomi con le due dita che stringevano la sua winston, fumava sempre quelle.

Le stesse dita si mossero verso la porta.

"ora va a nanna, io finisco di fumare" mi disse e così dandole un bacio sulla guancia entrai nella casetta andando poi a dormire.

La mattina dopo ero seduta sul tavolo in veranda, i miei genitori parlavano tra di loro mentre io non li stavo ascoltando, la mia bocca masticava in modo lento e pigro un bombolone alla crema mentre la destrorsa aveva già afferrato un bicchiere in plastica che conteneva succo d'ananas.

Ogni volta mia mamma chiamava quei bicchieri, "bicchieri di carta" e da questo ne scaturivano dibattiti sul fatto che fosse plastica e non carta.

Avevo lo sguardo fisso in un punto, imbambolata nei miei pensieri che andavano dall'evento della sera prima al fatto che da li a tre giorni sarei dovuta tornare a Firenze e che presto avrei iniziato il mio quinto anno.

Sapevo che quell'ultimo anno sarebbe stato più che mai decisivo per me e il mio futuro, quello che avevo sempre voluto era ad un passo, solo questione di tempo.

"a te va bene elisa?" domandò mia madre ma io non avevo ascoltato una singola parola del loro discorso, scrollai quindi la testa e la guardai confusa e disorientata.

"mh?" mugugnai ancora mezza addormentata e lei ridacchiò.

"la sera leoni, la mattina..." ridacchiò dopo aver detto quella frase e io la guardai con una smorfia sarcasticamente divertita.

"andiamo alla spiaggia rosa, stavo pensando, se i genitori dei tuoi amici non hanno niente in contrario puoi dire loro di venire con noi.

Diventai di colpo rossa, come avrei fatto con Pedro? Però l'idea non era affatto male, in quel momento pensai che portarli tutti li sarebbe stato un bel ricordo che avrei tenuto per sempre, infatti avevo ragione perché mi ricordo bene di quel giorno, fu davvero bellissimo.

Verso le dieci ci incamminammo, non c'erano stati problemi, tutti e quattro potevano venire con noi, Pedro poi non aveva nemmeno avuto bisogno di chiedere, tra l'altro.

Indossavo soltanto il pezzo sopra del bikini nero e una gonnella di tessuto bianco, con un cappello di paglia a coprirmi la testa e degli occhiali da sole per gli occhi.

Pedro come sempre aveva portato dietro un pallone da spiaggia e mentre camminavamo lo faceva palleggiare con le mani.

Attorno tutte le persone sembravano essere spensierate, anche quelle che magari stavano lavorando, era come se quel posto fosse un mondo a parte privo di alcun pensiero negativo.

Certo, era soltanto un'apparenza però la positività di quel posto non la dimenticherò mai, nel complesso non era un gran che il paese, un classico posto marittimo pieno di bancarelle e negozi di pesca.

Vi erano diversi pescivendoli e chioschi lungo le spiagge.

Oltretutto da che ero lì, non avevo visto un singolo giorno di pioggia o di mal tempo in generale, volevo tornarci assolutamente, avrei pregato i miei se fosse stato necessario e avrei fatto qualsiasi cosa pur di convincerli.

Soltanto l'idea di andarmene da li mi rattristava e mentre camminavo verso il mare desiderai intensamente che la mi vita si fermasse lì, con i miei amici in quel posto, senza preoccupazioni ne doveri, vivere un po come i bimbi sperduti di peter pan, insomma.

Quando raggiungemmo la spiaggia lasciai che gli altri mi sorpassarono e io restai ferma ad ammirare quella sabbia più unica che rara, rosa come il piumaggio di un fenicottero rifletteva la luce del sole scintillando qua e là.

Ovviamente attirava moltissime persone a anche perché l'acqua poi era cristallina con tonalità che andavano dal blu intenso al verde acqua, diventando rosa una volta raggiunto il bagno asciuga che appariva ora asciutto e ora bagnato, quel continuo scambio creava una coltre di fanghiglia che appunto ne dipingeva i flutti.

Mia madre aveva perfino portato una piccola bottiglietta di plastica per inserirci all'interno un po di quella sabbia.

Mossi lesta alcuni passi per affiancarmi agli altri mentre tenendo il centro del mio cappello mi guardai attorno, la spiaggia terminava al limitare con dell'erba verde smeraldo da cui piante tipicamente esotiche si ergevano dondolate dolcemente dalla brezza marina.

Una volta piazzato un grosso ombrellone a spicchi bianchi e blu dovetti, sotto continua richiesta di mia madre, mettere la crema protettiva, del resto, avendo quasi una pelle diafana era facile procurarmi qualche scottatura, soprattutto nelle ore più calde.

La prima cosa che noi cinque facemmo fu correre verso l'acqua, gelida come il ghiaccio, mi bloccai irrigidendomi, soprattutto quando l'acqua raggiunse "un certo punto" che ancora doleva dalla sera prima.

"cristo ma qui jack ci è morto" esclamai ridacchiando.

Gli atri capendo la battuta risero di rimando ma mentre Enrico restò al mio fianco, bloccato anche lui dal freddo, gli altri tre non si fecero scoraggiare ed entrarono in acqua.

Avanzavo passo dopo passo, lentamente e con le braccia a "zampa di gallina" probabilmente ero abbastanza ridicola ma tralasciamo.

"penso che dobbiamo semplicemente tuffarci" sussurrai al ragazzino e dopo un respiro mi gettai in acqua.

Questa mi avvolse in modo così gelido che sentii i polmoni stringersi mozzandomi il fiato, quando emersi esalai un gemito scollando l'acqua da dosso ma i capelli ne facevano scorrere altra.

Raggiunsi gli altri e vedendo Pedro lanciare la palla saltai in avanti dando una schiacciata che prese in piena faccia Francesco.

Quando ritornai in piedi vidi prima Pedro e Thomas ridere a squarcia gola, quasi con le lacrime per poi notare il mal capitato con le mani sulla faccia.

"ma siamo pazzi?! Questo è tentato omicidio!" esclamò lui tra le risate generali, lo avevo preso proprio bene, infatti mi avvicinai chiedendogli scusa e lui mettendo un piedi dietro le mie gambe mi spinse facendomi cadere in acqua ancora.

"e adesso verrai colpita dalla punizione divina" esclamò con una voce stridula e demenziale saltandomi letteralmente addosso di pancia, fece un volo ponendo le braccia a formare un croce col corpo.

L'idiota si schiantò su di me e per qualche secondo rimasi bloccata tra il suo corpo e il fondale sabbioso del mare.

Passammo così la mattinata giocando a schiaccia sette, ci divertivamo sempre un sacco anche se alla fine in finale andavamo sempre io e Pedro o quest'ultimo e Thomas. Non so se in Francia di giocavate ma consiste nel fare sei palleggi e al settimo qualcuno deve schiacciare o colpire la palla nel tentativo di colpire qualcuno, se questo avviene quello colpito veniva eliminato a meno che non la prendeva al volo.

Durante le varie partite accadde che Enrico riuscì ad eliminare Pedro con un colpo di fortuna esagerato.

Francesco e Thomas gli corsero incontro esultando come se avesse vinto la coppa del mondo ma le esultanze finirono con loro due che come sempre iniziarono a molestare il povero Enrico afferrando le sue "tette" visto che era grassottello.

"di la verità puttanella! Vuoi fare concorrenza ad elisa eh?!" esclamò Francesco divertito mentre la povera vittima cercava di scappare via implorando ai due, tra le risate, di fermarsi.

Io fece cenno di no ponendo le mani sui fianchi per poi guardare Pedro, lui mi guardò e per stuzzicarlo mi morsi l'angolo del labbro inferiore, lui recepì decisamente il messaggio, lo lessi nei suoi occhi.

In quei giorni avevo preso un po più di colore, secondo mia madre almeno non sembravo più un cadavere ma ciò nonostante, stare troppo tempo esposta mi causava fastidio, oltretutto la pelle sui miei polpastrelli era diventata tutta rugosa e le labbra bruciavano lievemente.

Proposi quindi di uscire dall'acqua e così dopo esserci asciugati andammo; avvolti da degli asciugamani verso il baracchino di quella spiaggia.

Una casetta in legno molto ampia e diverse panchine di legno coperte da un tetto in bambù, il pavimento era composto in grosse pietre levigate rosse e grige, capitò diverse volte che andando verso quei tavoli pestai un sasso a piedi scalzi, imprecando sonoramente.

Sul tavolo guardai Enrico e Francesco giocare a Yu-gi-oh, si portavano sempre quelle carte in spiaggia mentre restai seduta in braccio a Pedro che mi carezzava dolcemente le spalle o il fianco, guardai loro parlare di attacchi, punti vita ed evocazioni senza effettivamente capirci chi sa cosa e tanto meno mi importava capirci.

Puntualmente vinceva Enrico e Francesco arrabbiandosi richiedeva sempre una rivincita, ogni volta però perdeva e riperdeva, persone più testarde di quel ragazzo non ne avevo mai viste.

Mi guardai attorno e senza farmi tanti problemi diedi un bacio a stampo sulle labbra di Pedro, sentendole fresche e salate.

La giornata andò avanti, tranquilla esattamente come tutte le altre.

Dopo aver mangiato dei tramezzini restammo circa fino le tre ai tavoli del baracchino, per proteggerci dalle ore più calde e quando si fecero le quattro tornammo in spiaggia ma non alla riva, c'era un punto a detta di Pedro dove ci si poteva tuffare dagli scogli ed era sicuro.

Quindi iniziammo a saltare di scoglio in scoglio, io mi ci divertivo perché lo vedevo come fosse un gioco, ad aiutare questo mio pensiero c'era il fatto che più in la si andava e più era difficile capire dove metter piede per evitare di cadere e farsi male.

Non eravamo gli unici ragazzi raggruppati in quel punto, notai una formazione rocciosa allungata verso l'acqua dove la gente ci correva per poi fare un salto di non oltre due metri.

Alcuni esibizionisti facevano capriole o si tuffano di testa però era figo vederli, Pedro ovviamente era uno di loro. Io per quanto fossi atletica non sapevo tuffarmi di testa e fu proprio in quell'occasione che la mia "cottarella estiva" brasiliana mi insegnò a farlo.

Alla fine non era nemmeno poi così tanto difficile e mentre mi divertivo poco a poco il sole scendeva si fecero le cinque, poi le sei fino a quando mi resi conto che anche quella giornata stava finendo... la vacanza stava finendo.

Niente più Pedro e i ragazzi, niente più corse e passeggiate e niente più bagni ma cosa più importante niente persone con cui ridere e scherzare.

Ripensando ai miei compagni di classe mi venne un nodo in gola, sentii freddo perché il gelo sarebbe stata l'unica cosa che quegli stronzi mi avrebbero dato. Apatia più totale e il fatto che avrei dovuto abbandonare loro, abbandonare la felicità per abbracciare la tristezza era frustrante anche perché ero conscia di non poterci fare un bel niente.

Guardai quei quattro ragazzi che mi avevano accolta come una di loro, senza sapere se e ma, semplicemente diventai una loro amica.

Osservai i loro volti sorridenti, spensierati e allegri. Pedro mi mandò addirittura un bacio quando si accorse che lo stavo guardando.

"vorrei restare qui tutta la vita" sussurrai a Enrico che mi guardò con un sorriso intenerito, probabilmente dal tono che usai.

"sai elisa, non ho mai conosciuto una ragazza come te" mi disse lui in tutta risposta, così lo guardai un po incredula.

"intendo, tutte le ragazze belle sono delle stronze, tu invece sei diversa da loro! a scuola mi passano accanto e per loro nemmeno esisto, sono un fantasma e l'unico posto in cui sono qualcuno, sono Enrico beh, è qui"

Ridacchiai per la prima parte rispondendo con "beh, perché io non sono bella appunto" ma lui dissentì con lo sguardo mentre io modificai il mio tono.

"è per questo che eri triste ieri? Perché pensavi che tra poco tornerai ad essere ignorato?" gli domandai stringendogli la spalla destra mentre poggiai il mio braccio sulla sua schiena.

"si... anche" sussurrò lui abbassando la testa.

"anche?!" fu rapidissima la mia risposta ma lui sbuffò facendo spallucce.

" niente elisa, cose che una come te non capirebbe, non è per essere offensivo, solo non sei come me tu" spiegò.

Fu molto triste vederlo così abbattuto, volevo assolutamente fare qualcosa per aiutarlo ma se non avesse svuotato il sacco non ci sarei mai riuscita.

" Enrico, come pensi che io sia?" gli domandai seria e lui mi guardò negli occhi solo per qualche secondo.

"beh... tu sei una bellissima ragazza, a scuola tutti ti andranno dietro e tutti sicuramente vorranno parlare con te e conoscerti, io come ti dicevo, sono un fantasma e almeno qui ho delle attenzioni, mi palpano come una donna prendendomi in giro ma quel gesto che può sembrare offensivo almeno mi fa capire che per loro esisto, che sono lì con loro, tu sicuramente non avrai questi problemi".

Enrico si sfogò in una sorta di monologo che mi lasciò spiazzata, fu davvero triste quello che disse ma al contrario di quanto lui affermava, io potevo capirlo e proprio per questo sentii con lui un legame di amicizia più profondo che in quei giorni non avevo avvertito così forte.

" a scuola una volta mi hanno circondata e offendendomi iniziarono a lanciarmi addosso pezzi di merendine e scatolette di succo vuoto, sono stata considerata solo quando per qualche mese ero fidanzata con uno dei più fighi della scuola ma poi sono tornata ad essere un fantasma, io sono come te e ti capisco, ti capisco a pieno" Risposi con un tono che si stava quasi innervosendo, ovviamente non col ragazzo.

"ma sai cosa devi fare? Inquadrare un obbiettivo, qualcosa di valoroso e grande, non devi pensare a quei grandissimo stronzi ma devi pensare soltanto a come rendere la tua vita migliore, io ad esempio ho deciso che tra un anno mi arruolerò, so che diventerò una donna migliore di quelle galline che si pavoneggiano tanto, io sarò utile a qualcosa e se tu lo vuoi Enrico, lo puoi essere anche tu! Devi esserlo anche tu" gli dissi e i suoi occhi brillarono, quello sguardo mi fece capire che bastarono quelle frasi per farlo stare meglio.

"promettimelo Enrico, promettimi che non ti lascerai andare e che farai qualcosa per rendere grande la tua vita!" gli disse porgendogli il mignolo che lui strinse col suo.

"te lo prometto, con tutto il cuore elisa".

Poi qualcosa non mi tornò, lui aveva detto "anche" ma alla fine l'argomentò restò lo stesso, quindi provai ad indagare.

"prima avevi detto anche, quindi c'è qualcosa oltre la cosa della scuola?". Lui esalò mentre vidi delle lacrime lambirgli le guance.

"ho iniziato a guardarti così, perché mi piace il tuo modo di parlare e il modo in cui ti comporti, mi piacciono le tue lentiggini e i tuoi capelli, insomma in questi gironi mi sono accorto che continuavo a guardarti anche senza accorgermene e mi sono reso conto di essermi innamorato di te perché è così, io ti amo ma non sono uno stupido, so benissimo che una come te non potrà mai volere... una come me" le sue parole mi colpirono al petto, come se avesse lanciato un dardo e mi avesse centrata in pieno. Non sapevo che dire e nemmeno cosa pensare mentre un senso di colpa iniziò salire facendomi sentire in un disagio disarmante.

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