Era quello che voleva

Mi dà una leggera strizzata, istantanea, giusto per rimarcare il suo possesso sui miei testicoli.
"Molto bravo, schiavetto: ora non ti dispiace più appartenere ad una racchia, vero?" mi deride, col tono che userebbe con un cagnolino. Mi accarezza le palle, poi impugna il pene e con poco sforzo riesce a farlo tornare subito eretto. Sorride orgogliosa, superiore, e mi guarda dall'alto ipnotizzandomi con l'ondeggiare delle sue enormi tette davanti ai miei occhi.
"Ora ringraziami e incitami per quello che ti faccio!"
E mi strizza una volta di più le mie palle martoriate, spremendole nella sua mano grassoccia fino a farmi contorcere per il dolore.