Angela Cavagna

Angela Cavagna. Non riesco a credere ai miei occhi.

Ma non è l'identità del mio avversario a spiazzarmi.
E' il suo aspetto.

Quella che si staglia fiera e minacciosa davanti all'uscio della palestra non è la Cavagna reale, l'affascinate ma pur sempre attempata donna di 45 anni che ha partecipato alla fattoria di recente.

E' la Cavagna di quindici anni fa, nel pieno della sua florida gioventù. E'una figura irreale, a metà tra l'angelo e il demone, inguainata nel costume da dominatrix che usava ai tempi di striscia. Nella mano destra stringe una frusta di pelle nera lunga almeno un metro e mezzo, ai piedi porta due stivaloni neri che le arrivano fin sopra alle ginocchia mentre un corpetto di almeno due taglie più piccolo le copre il busto tranne che in corrispondenza del suo leggendario decoltè. A sostenerle a fatica il seno è solo una sottile striscia di cuoio che passa sopra i capezzoli, assieme a alcune cordicelle di telo intrecciate a rete.

Mi guardo attorno. Il pubblico osserva in silenzio, ma su molte delle facce scorgo sorrisetti compiaciuti che non mi convincono per niente.

• "Che diavoleria è mai questa?" - mi chiedo - "com'è possibile che questa donna sia qui ora, con questo aspetto? E' del tutto illogico!" -

  La Cavagna (o qualunque cosa sia) muove infine verso di me, passo dopo passo, poggiando i piedi uno dietro l'altro. La guardo mentre mi si avvicina imperiosa, puntandomi con la mascella serrata e lo sguardo fisso mentre il suo copro mozzafiato preme e si gonfia ritmicamente contro l'attillato completino, sincornizzato con ogni falcata di stivale. Sale sul ring.

  Con un fulmineo movimento del braccio srotola di colpo la frusta che schiocca nell'aria mentre il suo decoltè della sobbalza leggermente.

  Comincio a sudare freddo.

• "che diamine vuole fare con quella frusta?" - mi chiedo.