Il gruppo e la missione

Non era ancora l'alba quando le donne radunarono i prigionieri, li spogliarono e li fecero mettere in riga. Le uniche cose che gli lasciarono addosso furono il bavaglio e una corda che gli legava le caviglie tra loro, ad una distanza limitata, in modo che non potessero scappare. Intorno erano ancora distese le carcasse dei maschi che erano stati sterminati nell'attacco e che ricordavano ai sette nuovi schiavi cosa gli sarebbe successo se avessero provato a disubbidire. Era tempo di domare quegli animali!

Selene si rivolse con ferma severità a quelle bestie che, nonostante la sconfitta e l'umiliazione, o forse proprio per quelle, ora mostravano tutti delle svettanti erezioni e non riuscivano a scollare gli occhi dai corpi delle guerriere che li avevano catturati: "Ora siete nostri schiavi, quindi farete silenzio e ubbidirete tutto quello che vi diremo". Anche se umiliati, denudati ed eccitati, i maschi non erano disposti ad accettare quelle parole: loro erano uomini, il sesso dominante, mentre quelle lì erano solo delle femmine, che erano nate solo per servirli e ubbidirli e che non potevano pensare di parlare in quel modo a loro che sarebbero dovuti essere i loro padroni.

Uno dei maschi si tolse il bavaglio e rispose "Non vi ubbidiremo mai e quando vi avremo sottomesse sarete voi a fare quello che vogliamo e a dare sollievo ai nostri ca...AAGH!". Eirene aveva aggirato l'arrogante animale e gli aveva sferrato un potente calcio nelle palle per punirlo per come si era rivolto a sua zia. Il bastardo crollò a terra e si contorse per il dolore, pentendosi subito di essersi rivolto così a quelle donne che li tenevano letteralmente per le palle!

Un altro prigioniero, vista quella scena, tentò la fuga, ma inciampò sulla corda che gli legava le ginocchia, cadde a terra, atterrando al suolo sulla punta dell'erezione, ed emise un gemito che fu soffocato dal bavaglio. Selene gli si avvicinò da dietro e, messasi tra le sue gambe divaricate, gli piantò un tallone nello scroto facendolo contorcere al suolo e strappandogli quello che senza bavaglio sarebbe stato un acuto ululato.

La donna, rivolta agli altri maschi, disse. "Avete la fortuna di servire le vostre nuove padrone. Deludeteci o provate a scappare e saranno le vostre palline a pagarne il prezzo. Capito?". Gli animali, con le erezioni che gli pulsavano alla vista di quell'immagine di forza e dominio femminili, non provarono più a ribellarsi.

Le ragazze passarono in rassegna gli schiavi e, tastandogli i muscoli come con le bestie da soma, scelsero i quattro più prestanti per fargli trasportare la cassa di esplosivo. Gli altri tre furono messi in fila indiana e gli fu fatta passare una lunga corda tra le gambe, ben legata alle loro palle, in modo che fosse possibile utilizzarla come un guinzaglio. Nessuno dei tre avrebbe rallentato il passo per la paura di un vigoroso strattone! Fu scelta Kira per tenere il capo della corda: la giovane fanciulla, fino a poco prima schiava di quella tribù maschilista, avrebbe ricordato ai tre bastardi che era finito il tempo dell'oppressione maschile!

In silenzio, il gruppo partì e si addentrò nel bosco, abbandonando l'accampamento e prendendo il sentiero che lo avrebbe portato fino alla fine della pianura, dove sorgeva la diga.