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Chapter 4 by hal19696 hal19696

Chi segui?

Luna e la difesa del portone

Dopo aver dato disposizioni ad Allia, Luna si precipitò al portone di ingresso, dove la battaglia infuriava. Quando la comandante raggiunse Siria sulla cima delle mura, vide come stavano le cose.

Alcune centinaia di guerrieri si erano lanciati alla cieca in un assalto al portone, armati solo di pesanti scuri che non riuscivano nemmeno a scalfire il pesante rivestimento corazzato, inviolabile come il resto della fortezza. In compenso, questi disperati che urlavano e colpivano invano, erano bersagli perfetti per le pietre e per le frecce che le donne tiravano da sopra le mura e dalle feritoie. Visto che molti di loro avevano lasciato cadere gli scudi per impugnare a due mani le scuri, quei possenti corpi virili, sudati dalla salita della ripida rampa che portava alla porta della fortezza, erano bersagli fin troppo facili.

Alcune ragazze avevano iniziato a giocare al tiro al bersaglio allora: le loro frecce, invece di essere indirizzate verso i petti imponenti o i colli muscolosi, ora puntavano molto più in basso, alle virilità che premevano prepotenti contro i perizomi dei guerrieri: solo le frecce che facevano centro là sotto facevano vincere punti!

Il divertimento delle ragazze si era trasformato in una terribile agonia per i maschi che ricoprivano come un tappeto il terreno davanti al portone, contorcendosi, piangendo e implorando, ma finendo calpestati da altre orde di maschi urlanti che correvano verso un simile destino.

"Come sta andando?" chiese Luna a Siria, che impugnava un arco e partecipava con divertimento alla sfida. "Sono a venti" disse Siria che stava competendo con una giovane tiratrice, una delle migliori della fortezza "Purtroppo lei è a quaranta e non credo che nessuna riuscirà a batterla mai!". Luna rise e rispose "Devono coprire il loro attacco dall'altro lato, quindi manderanno ancora un po' di bersagli: hai tempo per concedere a qualche altro maschio la libertà dal peso delle palle!". Le due donne risero di gusto e contemplarono i corpi agonizzanti dei maschi colpiti là sotto, le cui sofferenze terminavano solo quando venivano schiacciati sotto il peso di altri poveri stronzi che ne seguivano ben presto la sorte.

I maschi non avevano arcieri, molti avevano abbandonato gli scudi e si offrivano come bestie al macello. Luna guardò bene le cataste di cadaveri e capì cosa stava succedendo: si trattava dei guerrieri più maturi, che se non erano comandanti erano usati dalle tribù come carne da macello visto che prima o poi sarebbero diventati inutili. Ecco perché centinaia di maschi possenti, veterani di mille battaglie, ora stavano offrendo su un piatto d'argento i propri coglioni ad un gruppetto di ragazzine perché li usassero per divertimento come puntaspilli!

Finalmente dalla pianura smisero di arrivare nuovi uomini: gli ultimi, invece di ritirarsi, caricarono comunque le mura e fecero la fine dei loro compagni, solo che il loro destino non fu quello di finire schiacciati sotto la calca, ma rimasero per ore a tenersi le palle e a lamentarsi, mentre le ragazze che li avevano evirati, dall'alto delle mura, li prendevano in giro facendo finta di piagnucolare e dicendo "Che c'è? I maschioni grandi e forti che dovevano trasformarci nelle schiavette dei loro cazzoni ora hanno la bua alle palline e vogliono le loro mammine? Se foste almeno riusciti ad entrare qui dentro almeno ora ci saremmo potuti prendere cura di voi tagliando via la parte che vi fa tanto male" e le loro melodiose risate femminili sovrastavano i patetici pianti maschili.

La giornata stava finendo, ma questo voleva dire che presto le minacce del capotribù contro Eirene e Sophia si sarebbero potute trasformare in realtà. E se i maschi avessero tentato un nuovo attacco con il favore delle tenebre? Luna sapeva che doveva fare qualcosa.

Ma cosa?

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