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Chapter 4 by Esseremicidiale02 Esseremicidiale02

Capitolo 4

Cisgiordania

Il colonnello Moshe Ben-Ami era appena arrivato nella cittadina di Beyt Sahour, guidato dai suoi sottoposti. Moshe, in uniforme impeccabile, con lo sguardo serio e una postura imponente, scese da un veicolo blindato. Il colonnello aveva i capelli brizzolati, occhi azzurri come quelli di sua figlia, volto segnato dall'esperienza militare e politica. Era un uomo riflessivo, veterano e sionista moderato con un profondo rispetto per la democrazia e per il diritto internazionale. A differenza di molti dei suoi colleghi, credeva nella coesistenza tra i popoli e criticava apertamente la linea estrema di Netanyahu e dei generali più aggressivi.

All’interno di un edificio diroccato, trovò una grande accoglienza da parte di Sami Darwish, leader locale, rinomato per sfruttare il popolo a suo vantaggio. Indossava abiti modesti ma con dettagli raffinati che suggerivano il suo status. Sami sorrideva con un’espressione viscida, stringendogli la mano con troppa energia. Era un uomo di mezza età dalla presenza fisica non imponente, ma compensata da un atteggiamento autoritario e sgradevole. Alto circa 1,68 m, con una corporatura esile e leggermente incurvata, come se fosse costantemente sospettoso o pronto a scappare. I suoi capelli erano neri e lisci, ma cominciavano a diradarsi sulla sommità della testa. Portava una barba folta e curata. I suoi occhi erano castano scuro, piccoli e freddi, con uno sguardo perennemente giudicante. La forma del viso era oblunga, con un naso lungo e adunco, che quasi sembra sovrastare le altre sue caratteristiche facciali. La sua pelle aveva un sottotono olivastro, ma il colorito era pallido. Il suo odore era inconfondibile e fastidioso: un mix di profumo economico troppo forte, con una punta di sudore mascherata male.

Sami: “Colonnello, è un onore accoglierla nel nostro umile villaggio. Mi auguro che la collaborazione tra noi sia vantaggiosa.”

Moshe: “La collaborazione è sempre vantaggiosa quando c’è trasparenza. Lei è sicuro che il suo operato qui rifletta gli interessi di pace che entrambi sosteniamo?”

Sami nervosamente: “il mio unico interesse è mantenere l’ordine. E mi creda, per farlo è necessario prendere decisioni… ferme.” Moshe studiò attentamente Sami, sospettando che dietro il suo atteggiamento si nascondesse corruzione e inganni. Ma decise di non affrontarlo direttamente, aspettando di raccogliere più prove.


Nel frattempo, in un villaggio, Leila Mansour si nascondeva in un seminterrato insieme ad alcune giovani donne, sue alleate. Erano vestite in modo semplice, con Leila che indossava un abito lungo color beige sbiadito, uno spesso scialle grigio, e ai piedi un paio di sandali in cuoio, ormai consumati, la suola è sottilissima, con i bordi abrasati, mentre piccoli granelli di sabbia si raccoglievano ancora tra i solchi. I piedini 37 di Leila erano snelli e proporzionati, con leggere abrasioni vicino alle dita lunghe e proporzionate, dove i sandali sfregano maggiormente. Le unghie erano dipinte di uno smalto rosso corallo. Il suo volto era incorniciato dall’hijab nero e sporco di polvere, ma i suoi occhi brillavano di determinazione.

Le altre ragazze la ascoltavano con attenzione. Tra loro c’è Nour, una ragazza vivace di 20 anni con i capelli coperti da un fazzoletto a fiori, e Fatima, più taciturna ma astuta, sempre pronta a suggerire strategie. Leila si alzò, afferrando una cartina piegata del villaggio, tracciando i confini controllati da Sami. In seguito prese parola: “Sami non è invincibile. Le persone lo seguono solo perché hanno paura. Se riusciamo a parlare con abbastanza giovani, a convincerli che un cambiamento è possibile…”

Nour la interruppe: “Ma non sarà facile. La sua polizia privata ci sta cercando, e loro non parlano. Uccidono. Inoltre, con il recente scoppio della guerra Israele ha aumentato i controlli in queste zone”

Leila: “Per questo dobbiamo essere noi più intelligenti, più veloci. Non si aspettano che donne come noi possano ribaltare tutto questo.” Le ragazze uscirono dal nascondiglio, determinate a portare avanti il piano.


Arrivò la notte, Leila cammina tra le rovine del villaggio, una figura si stagliava all’orizzonte: una guardia di Sami, Jamal, un uomo massiccio e brutale. Il grande uomo la vide e le puntò subito una torcia negli occhi, avvicinandosi con passo pesante.

Jamal gridò: “Ferma! So chi sei. Ti conviene venire con me, piccola ribelle, o finirai come i tuoi amici!”Leila non rispose e tenne lo sguardo basso, come se stesse per arrendersi. Poi, quando Jamal abbassò brevemente la guardia per prendere le manette, scattò come un fulmine. Leila lo sorprese calciandolo nei testicoli con tutta la forza, facendolo indietreggiare con una maledizione.

Il nemico, ancora barcollante per il dolore, alzò le braccia per colpire Leila, ma lei era troppo veloce. Con un movimento agile, si spostò di lato, evitando il pugno goffo dell'uomo. I suoi occhi marrone scuro brillavano di determinazione mentre si preparava a sferrare un altro calcio. Leila sollevò il piede destro, il sandalo in cuoio scricchiolava leggermente mentre colpì nuovamente il nemico con un suono soddisfacente e Jamal si piegò in due con un ululato di dolore. La palestinese ne approfittò per avvicinarsi a lui, i suoi occhi marrone scuro brillano di scherno. "Ah, povero verme", disse con voce sarcastica, "sembra che tu abbia perso il controllo... di te stesso". Leila scoppiò a ridere, un suono arguto e beffardo che echeggia tra le rovine del villaggio. "Non sapevo che i soldati di Sami fossero così... sensibili", aggiunse, mentre Jamal gemeva di dolore. Si rialzò e urlò pieno dalla rabbia e senza avere più controllo dei suoi movimenti “ti uccido brutta puttana”. Non si accorse però di cosa stava per arrivare. Leila sollevò la mano destra, il braccio si estese in una linea retta e il pugno si chiuse abbattendosi su Jamal con una precisione chirurgica, colpendolo nei coglioni. La bocca dell’uomo si spalancò in un'espressione di sorpresa e dolore, mentre le gambe cedevano. Leila non gli diede tregua, dopo una serie di calci gli mette le manette e gli tolse pantaloni e mutande, lasciandolo a testicoli all’aria. Leila:“impressionante come gli uomini si sentono tanto forti finché il loro ego non viene distrutto, adesso ti mostrerò come una piccola ragazzina come me può fare male ad un uomo, in particolare ai suoi testicoli”.

Leila, alta e fiera, guardò Jamal accasciarsi a terra. Lo sentì supplicare, ma non provava un briciolo di pietà per lui. Abbassò lo sguardo sui sandali, gli stessi che hanno camminato per miglia e miglia nel duro terreno desertico, e gli calpestò i testicoli con tutta la sua forza. Le suole di cuoio, consumate dall'uso, gli conficcarono le palle, provocando un grido di dolore in Jamal. Il volto della ragazza rimane impassibile, i suoi occhi brillavano di una determinazione feroce. Premette i sandali sui testicoli di Jamal, sentendo la morbidezza della pelle cedere sotto la pressione della suola di cuoio. I bordi abrasati dei sandali sembravano scavare nella carne, come se stesse cercando di penetrare ancora più a fondo. Il grido di dolore di Jamal diventò un lamento rauco, mentre il suo corpo si contorse in modo spasmodico. La ragazza non si muoveva, mantenendo la pressione costante sui testicoli dell'uomo. Si chinò leggermente in avanti, i suoi occhi brillavano di scherno mentre guardava Jamal contorcersi a terra. "Sembra che i tuoi testicoli siano più sensibili del tuo cervello", disse con voce sarcastica, le parole echeggiavano tra le rovine del villaggio. La sua voce era come un pugno che colpisce Jamal, già provato dal dolore. Poi, con un movimento agile e veloce, fece un grosso salto atterrando nuovamente sui coglioni del suo nuovo prigioniero.

In seguito si tolse i sandali, mantenendo un solo piede nudo ben piantato sui testicoli, premendo con la forza sufficiente a farlo trasalire. Si prese un momento per guardare l'altro piede, quello che teneva appena fuori dalla sua portata. La suola era incrostata di polvere e sudiciume, le dita consumate e callose per anni di cammino a piedi nudi sul terreno roccioso. L'odore di sudore e sandalo riempì l'aria, un pungente ricordo della vita che aveva vissuto. "Sono sicura che non hai mai dovuto fare niente del genere prima", disse Leila, con la voce che gocciola sarcasmo. L'uomo, ancora contorto dal dolore, esitò per un istante prima di aprire la bocca e iniziare a leccare il piede. La lingua di Jamal si muoveva lentamente, come se stesse assaporando il sapore del sudiciume e del sudore che copriva la pelle di Leila, il suo sguardo fisso sulle labbra di Jamal che si muovevano sul proprio piede. Jamal riuscì a sentire la consistenza dello sporco sulla lingua mentre scivolava sui calli ruvidi e sullo sporco che si era accumulato sulla sua pelle. Era una strana sensazione, una che non aveva mai provato prima. Provò un misto di disgusto e fascino mentre lo guardava, il suo viso contorto dal dolore ma che continuava a svolgere il compito che gli aveva assegnato.

"Basta", disse Leila, allontanando il piede dalla bocca di Jamal. Riuscì a vedere il sollievo nei suoi occhi, ma anche la paura che potesse cambiare idea e costringerlo a continuare. Si alzò dai testicoli facendo respirare il suo nemico, ma appena egli pensò che fosse l’ora di una tregua, lei lo guardò con un sorriso sadico e si gettò di culo pieno, di nuovo sulle palle. L'impatto era immediato e devastante. Il corpo di Jamal si contorceva in modo spasmodico, come se stesse cercando di scappare dal dolore. La sua bocca si aprì in un urlo silenzioso, mentre le sue mani si stringevano in pugni impotenti. Leila sentì il peso del suo corpo schiacciare i testicoli di Jamal, come se stesse cercando di schiacciarli fino a farli scomparire. Muovette i fianchi, provocando uno spasmo di dolore nel corpo di Jamal. "Sai, come trono devo dire che non sei male", disse, con voce che grondava sarcasmo. Muovette ancora un po' i fianchi, assicurandosi di aggiungere ulteriore pressione alla zona sensibile. Il viso di Jamal diventò rosso e i suoi occhi lacrimarono. Cercò di parlare, ma tutto ciò che escì fu un sussulto strozzato. Leila si alzò lentamente, i due corpi finalmente si staccarono, lasciando l'uomo ansimante e contorto dal dolore. Leila fece una battuta terribile sui suoi testicoli descrivendoli “ormai sembrano olive secche e amare”.

Leila si raddrizzò e si tolse la polvere dai vestiti con calma. Con un ultimo sguardo di superiorità verso Jamal, che era in ginocchio a gemere, portò un dito all'auricolare per comunicare con i suoi alleati. "Preparatevi a venire a prendere un trofeo. Il nostro verme è pronto per essere portato alla base," disse con tono freddo. Dopo una pausa, aggiunse con un sorriso crudele: "E preparate un po' di spazio. Lui sarà molto collaborativo, adesso."

Infine guardando Jamal concluse: “Preparati. Ora non sei nemmeno un uomo; sei un oggetto, il mio oggetto. Finché non sarai utile alla causa... deciderò io cosa farne di te. Ma ricorda, hai perso ogni diritto di dignità."

Capitolo 5

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