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Chapter 9 by heykiza heykiza

What's next?

La regina del celebrità

Fu molto imbarazzante, mostrarmi in quel modo, più che altro vista da fuori probabilmente sarei sembrata una pazza, Pedro s'avvicinò lentamente cercando di capire cosa mi fosse capitato e infatti me lo domandò, poggiando una mano sulla mia spalla che massaggiò.

"no niente è che... senti non lo so però non pensare che sono una pazza ok?" domandò e lui ridacchiò.

"no no ma che, solo non capisco perché sei scoppiata a piangere e mi dispiace vederti così, tutto qua".

Ancora una volta non ero riuscita ad esternare un mio sentimento, capitava spesso anzi quasi sempre, i pensieri che formulavo poi non riuscivo mai ad esternarli come parole o se ci provavo uscivano diversi, con un significato diverso o meno forte di quanto lo avessi concepito. Preferivo quindi non esprimere certe cose.

Se non altro Fu abbastanza carino da tirarmi su il morale e dopo un bagno in quella bella mattina tornammo verso il campeggio, coi vestiti fradici.

La gente ci guardava ma noi ridacchiavamo per le attenzioni che attiravamo su di noi, questo fin quando non entrammo in campeggio.

I primi giorni passarono in quel modo, la mattina mi trovavo con Pedro per correre e nel pomeriggio uscivamo dopo mangiato, da quando ero in quel bellissimo posto a casa restavo soltanto per mangiare e dormire, mia madre di questo era felice visto che a Firenze restavo a casa tutto il giorno, fu la prima compagnia con cui uscivo così frequentemente tanto che durante una cena mio padre valutò l'idea di ritornarci. Praticamente mi ritrovai a pregarli di ritornare, del resto non avevo ancora molto tempo da passare lì e mi dispiaceva dover tornare a casa, il fantasma del mio disastro di vita si stava ingigantendo giorno dopo giorno, quindi cercavo di ignorarlo godendomi a pieno tutti i momenti, tutte le situazioni in cui mi ritrovavo con quei quattro pazzi.

Ogni volta che uscivamo ci si trovava sempre a ridere, molte volte lacrimai dalle risate e mentre succedeva mi chiesi se mai avessi riso così tanto come in quei giorni.

Era diventata quasi una routine; corsa pranzo fuori coi ragazzi, cena dopo la quale ci si ritrovava nella casetta di Thomas, li ci si ritrovava sempre con un joypad della playstation 3 in mano, principalmente quasi tutto il tempo fifa, non mi faceva impazzire, anzi non mi piaceva affatto ma piuttosto che starmene sul divano a non fare niente giocavo con loro, perdendo a cifre esorbitanti come sette a zero, ad esempio. Maledicendoli ogni volta.

"se avessi portato dietro soul calibur avrei aperto i vostri culetti da stronzi" ridacchiavo ogni volta mentre rosicavo perché proprio non riuscivo a vincere.

Solo una volta riuscii a fare un goal, oltretutto per mera fortuna, proprio contro di Pedro, infatti mi alzai urlando e dopo aver dato un colpo all'indietro coi gomiti lo indicai .

"ah! Stronzo! Beccati questo!" urlai ma lui guardò me, guardò il televisore e mi indicò il divano.

"elisa... siediti, siamo cinque a uno!" sussurrò ridacchiando, così mi sedetti ma non prima di avergli mostrato il dito medio.

La sera dopo fu ancor più significativa, accadde tutto in pochi secondi anche se la cosa era nell'aria.

all'inizio, il primo giorno mi fecero vedere una discoteca, questa da quanto mi avevano raccontato galleggiava nell'acqua, ricordo che all'idea di andarci ero parecchio nervosa, la prima volta in un posto simile.

Avevo ovviamente avuto il permesso di mia madre e per l'occasione indossai un vestito argenteo con paiette. Lo scollo non mostrava molto ed era rotondo ma il vestito mise in risalto il mio seno che non era proprio piccolo, una gonna nera lunga fin metà coscia con delle banali all star ai piedi, non avevo scarpe carine da mettere.

Quando uscii mia madre ancora mi riempì ancora di tutti gli avvertimenti con cui mi aveva fatto una testa tanto così.

Non accettare bere dagli sconosciuti, non bere alcolici e non perdere d'occhio il proprio bicchiere mai.

Ero intenzionata ad ascoltarla, grande abbastanza da capirne le motivazioni ma almeno quella volta volevo bere alcolici.

Sarebbe l'estate del "fanculo tutto" avevo fumato erba, stavo sempre in giro a non fare niente e quella sera sarei andata a ballare per la prima volta, un brindisi a quella bellissima estate coi miei quattro nuovi amici era più che un obbligo.

"nervosa?" mi domandò Pedro poggiandomi la mano sulla zona lombare, riconobbi al volo il tocco, quel tocco che anche Riccardo mi diede anni prima.

"si, certo" domandai annuendo e così entrai al suo fianco, fuori faceva caldo ma dentro era una vera e propria cappa, la musica mi investì come un ondata, musica che non conoscevo e non mi piaceva poi un granché. Il vantaggio di essere donna era che non pagai l'entrata oltretutto la matita agli occhi e il rossetto lucido aiutò il mio camuffamento.

A nessuno di noi vennero chiesti i documenti, solo per questo eravamo riusciti ad entrare, cercai di lasciarmi andare dondolando la testa e nello stesso momento Pedro mi prese la mano portandomi con se, mi ritrovai quindi a dover strisciare tra gruppi di persone, stretti come sardine, lui mi faceva strada ma sentivo corpi a destra e sinistra, mani che mi toccavano involontariamente e gente che prima cercava di passare tra me e lui ma accorgendosi delle nostre mani congiunte ci faceva andare avanti.

Alcune ragazze ballavano su dei piani rialzati, circondati da ragazzi come fossero zombie, il tutto abbagliato da luci colorate che vagavano vorticosamente e luci stroboscopiche, quando si accendevano tutto sembrò andare a rallentatore.

Riuscimmo a raggiungere il bancone dove Pedro disse qualcosa al barista, nel frattempo mi guardai attorno per cercare di ambientarmi, era strano ma mi piaceva e ridevo quando adocchiavo qualche pazzo che ballava in modo strano.

Uno mi si avvicinò lo sentii ballare dietro di me così Pedro gli mise una mano sulla spalla e avvicinò il volto al suo orecchio, così l'uomo andò via.

"cosa voleva?!" gli domandai ma lui mi fece capire di non aver sentito così si chinò porgendomi l'orecchio.

"provarci con te" rispose ridacchiando quando ripetetti la domanda, strabuzzai gli occhi spaventata e sorpresa e in quel momento lui mi porse un bicchierone pieno di un liquido verde e per se ne tenette uno marrone.

Capii che se volevo farmi capire avrei dovuto parlare all'orecchio delle persone così non mi toccò ripetere le cose continuamente.

"cosa mi hai preso?"

"japanese ice tea! Bevilo è buono!" mi disse e sotto suo consiglio succhiai dalle due cannucce nere che emergevano dal bicchiere.

Aveva un sapore forte e acceso, mela forse ma nonostante si sentisse molto alcol mi piaceva, era buono davvero, così decisi che lo avrei bevuto, magari sorseggiandolo di tanto in tanto.

Pedro si rivelò un ottimo ballerino, infatti iniziò a strusciare i piedi, trovando lo spazio per eseguire addirittura un "moonwalk" alla michael jackson, ridacchiai facendo un urletto.

Io invece ero una schiappa, non mi era ma piaciuto ballare quindi ascoltando la musica cercai di muovere un po i fianchi ma mi bloccai nel vedere Thomas e Francesco raggiungerci, afferrando il gomito destro con la mano sinistra.

"elisa, lasciati andare, divertiti, qui nessuno ti guarda... a parte i pervertiti ma non contano, davvero rossha, balla e non pensare a niente" mi spronò lui.

Aveva ragione, pensai, quindi cercai di non pensare al fatto che qualcuno potesse prendermi in giro e iniziai a lasciarmi andare, dondolando il corpo e muovendo il braccio libero facendo molta attenzione a quello che reggeva il cockatail che ogni tanto bevevo, effettivamente anche quello mi aiutò e senza rendermene nemmeno conto "guadagnai" la mia prima sbronza, quando il bicchiere fu completamente vuoto feci finta di niente e lo lasciai cadere un po più indietro rispetto a me, tanto era di plastica e non avevo idea di dove andare a metterlo, con la pura anche di dividermi anche dagli altri.

Mi agitavo cantando quando riconoscevo una canzone anche se poi veniva stravolta dal dj in un mix disco che sinceramente non mi dispiaceva, nonostante non fosse il mio genere.

Prevalentemente erano canzoni di Gigi D'agostino e Gabri Ponte, attorno a me tutte le persone diventarono sagome, non riuscivo a vedere nessun volto se non quello dei miei amici, e la visuale di ciò che vedevo sembrava in ritardo rispetto al movimento della testa. Nonostante questo sentii un senso di euforia assurdo, ridevo con gli altri quattro, facendo la stupida, probabilmente barcollavo visto che più di una volta mi trovai a scusarmi con Francesco o Pedro.

Quest'ultimo ad un certo punto mi prese per i fianchi, sentii i suoi pollici e le altre dita stringere senza però fare male.

Volò un urlo divertito dagli altri, poi la sua mano passò ancora sulla mia zona lombare e mi portò a se, vicino, tanto vicino che quando parò sentii il suo alito profumare di redbull.

"balli con me?" mi sussurrò così io feci cenno di si.

Vorrei raccontarla come una cosa dolce, romantica proprio come ci si aspetta dai racconti che parlano di sedicenni, invece non fu così.

Non era il ballo scolastico cliché e non era un lento ma un ballo decisamente molto più fisico e non c'era niente di dolce in quello che stavamo facendo.

Lo sentivo muoversi contro di me, un po per l'alcol e un po per l'euforia capii che mi stava piacendo... anche troppo se capisci che intendo e si, visto che hai rotto tanto le palle, io e pedro ci siamo baciati, proprio lì, tra tutto quel casino, tutta la calca, ma se il ballo era spinto il bacio fu dolce, Riccardo non mi aveva mai baciata in quel modo, sentii le sue labbra carnose poggiarsi sulle mie e ricambiai il bacio mentre le nostre lingue subito presero a cercarsi.

Mi strinse, nonostante lo fece in modo molto rude c'era del dolce in quella stretta, un senso di possessione che mi scaldò dal petto fin giù tra le cosce.

Il resto era sparito in quel momento, quel bacio ci aveva isolati e perfino la musica sparì per poi tornare quando le nostre labbra si si staccarono, lo guardai sorridendo mentre allungai le mani che cinsi al suo collo.

"tornò" la musica ed era "la regine del celebrità" di un vecchio gruppo chiamato 883, mi piaceva un sacco quella canzone e lui guardandomi mi portò via, raggiungemmo un punto in cui un sacco di ragazze stavano ballando su un piano rialzato.

"no no, tu sei pazzo!" Gli urlai ma lui praticamente mi ci mise sopra, vidi un sacco di altre ragazze, e in quel momento, fermandomi a guardarle sentii che per quanto volessi essere femminile, per quanto potessi impegnarmi, non ero come loro. Mi chiedevo come facessero a ballare in quel modo davanti gli occhi di tutti quegli altri ragazzi.

La musica andava avanti ma io proprio non ne volevo sapere di ballare, tanto che notai gli occhi delle altre, mi fissavano e i loro sguardi erano esattamente gli stessi delle mie compagne.

Saltai immediatamente giù e afferrai Pedro per i fianchi.

"non voglio stare qui" sussurrai e questo bastò per farmi riportare con gli altri che stavano ballando, tranne Enrico, lui si era andato a sedere su dei divanetti ai bordi del locale, lo intravedevo nel buio, circondato da persone che si divertivano, lui invece non si stava divertendo più e il suo sguardo restava in terra.

"che hai Enrico?" domandai guardandolo ancora.

"ma non lo so, ha detto che era stanco e voleva riposare un po" rispose Francesco quindi diedi una pacca sul fianco di Pedro per fargli capire che andavo da lui.

Il divanetto era fresco sulle cosce e in terra il pavimento tanto sporco faceva appiccicare le suole delle scarpe.

"che hai?" gli domandai guardandolo e lui fece spallucce sollevando girando per qualche secondo le mani in alto che poi ricaddero tra le ginocchia in quella sua posa chinata su se stesso.

"no niente, sono solo stanco" replicò la stessa cosa che disse agli altri ma quello sguardo lo conoscevo bene quindi sorrisi e risposi immediatamente.

"probabilmente con Francesco e gli altri funziona ma me, avanti si vede lontano un chilometro che sei triste" disse mettendogli una mano dietro col collo per afferrargli la spalla dal lato opposto. Lo fece per scrollargliela, per provare a tirarlo su, una sorta di coccola ed incoraggiamento.

"no niente elisa, cioè sono cose mie e non capiresti... non perché sei stupida, anzi! Ma sono, beh sono cose di uno come me" spiegò lui.

Restai a guardarlo per un attimo, quel suo viso pienotto e il naso a patata, i capelli castani e riccioli e le braccia cicciotte.

"vieni dai, divertiti un po" sollevandomi mossi le dita ripetutamente verso di me mentre i palmi erano pronti a ricevere i suoi, infatti si strinsero e riuscii così nel riportare Enrico da noi, ballai con lui, ovviamente un ballo molto più amichevole e giocoso.

Tornò a sorridere e quel momento fu davvero bellissimo, sapevo che era merito mio, che il ragazzo difronte a me era tornato almeno un po a sorridere grazie a me. Questo fece davvero bene alla mia autostima anche se fu involontario, io lo avevo fatto davvero per farlo stare bene e non per un mio piacere personale.

Quei ragazzi mi avevano accolto tra di loro, era il minimo che potessi fare in quel momento.

Uscimmo verso le due e mezza di notte, le gambe a pezzi e la testa che fischiava, una volta fuori provai una sensazione di fresco che appagò tutto il calore sopportato in quelle ore.

Thomas, Francesco e Enrico erano presi a parlare di una ragazza che avevano visto e di quanto fosse bella mentre io restai un po più staccata, con un braccio di Pedro sulle spalle che mi cingeva dolcemente.

Lo guardai dopo che mi diede un bacio sulla testa.

"quanto resterai ancora qui?" mi domandò. Quella domanda mi rattristò parecchio.

"ancora quattro giorni, purtroppo" sussurrai e lui mi fermò bloccandomi la strada, mi baciò ancora come aveva fatto in discoteca, carezzando la mia guancia destra con la sua mano forte e sicura, dopo di che poggiò la sua fronte alla mia.

"Dovevo sbrigarmi prima allora" ammise ridacchiando.

"ti piaccio?" fu davvero una domanda del cazzo, ma gli chiesti testuali parole e infatti lui ridacchiò.

"no, ti bacio perché mi disgusti" ribatté facendomi ridere.

"a giudicare da come mi baci provi tanto disgusto allora".

Nel frattempo avevamo ripreso a camminare per non staccarci troppo dagli altri.

Pedro mi piaceva, era ovvio ed era bello stare in sua compagnia, avevo legato con tutti ma con lui maggiormente e infatti stava nascendo qualcosa, il problema era che da li a quattro giorni ci saremmo dovuti dividere.

Non abitavamo lontano, Prato era ad un ora da casa mia ma mi chiedevo se un diciannovenne con un lavoro e una vita già avviata avesse davvero voglia di mantenere una relazione "a distanza" dove ci saremmo potuti vedere solo dopo la scuola o il suo lavoro.

Raggiungemmo il campeggio e mentre gli altri andarono verso le loro case noi dopo averli salutati camminammo verso le nostre che erano nella stessa direzione.

"vuoi entrare?" mi domandò lui salendo sulla terrazza e mi guardò dritto negli occhi.

Il cuore iniziò a battermi nel petto così forte che sembrava dovesse esplodere e un nodo mi stritolò la gola mozzandomi il fiato.

"i-io... Pedro sono le due e m-mez..." fui interrotta.

"i tuoi sanno che sei in discoteca, dirai loro che hai fatto nottata" disse lui sorridendo con semplicità, era proprio quel sorriso che mi fregava.

"solo un po però" sussurrai salendo nella sua terrazza e una volta raggiunto gli diedi un bacio che lui ovviamente ricambiò.

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