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Chapter 4 by heykiza heykiza

What's next?

La festa di compleanno

Il vento era aumentato in poco tempo e sferzava ancor più violentemente la tenda sotto la quale ci eravamo appostati, sbraitava violento come volesse cacciarci e smuoveva banchi di sabbia in quella notte così tanto agitata. Mossi ancora il mio corpo in cerca di una posizione più comoda da assumere visto che per molte ore sarei dovuta restare stesa al fianco di Cheese, durante il mio addestramento avevo imparato ad essere operativa e scattante anche dopo lunghe ore nelle quali il mio corpo era rimasto immobile.

Quando si è stesi su di un letto sembra facile stare coricati e buoni, uno non si accorge del suo corpo che comunque continua a muoversi ed è poggiato sul morbido.

In quelle situazioni, come la mia invece era tutta un'altra storia, la tensione tendeva a non farti muovere, giusto un po dopo interminabili minuti e questo atrofizzava comunque le gambe. Quindi il riuscire a correre anche dopo situazioni simili era vitale.

Un fattore che giocava a nostro sfavore oltretutto era che avevamo una sola via di fuga dalla nostra postazione e riposizionarci avrebbe richiesto comunque molto tempo, decidemmo di metterci vicini solo perché non vi erano altre alture utili, altrimenti sicuramente avrei dovuto passare quella serata completamente da sola visto che Cheese si sarebbe posizionato altrove per avere un'altra prospettiva della casa.

Entrambi ci eravamo detti che era un lusso poter avere un po di compagnia ma la fuga in caso di pericolo sarebbe stata molto rischiosa e questo mi preoccupava e non poco.

Niente era cambiato due chilometri più a nord dalla nostra posizione, sempre le solite noiosissime ronde.

La cosa di raccontare a Cheese la mia vita fu piuttosto imbarazzante ma lui ridacchiò diverse volte durante il mio primo pezzo di racconto.

<< mi spiace per il bullismo, mi sento più in colpa perché effettivamente io da piccolo facevo il bulletto >> mi spiegò lui così gli diedi un pugno a martello sulla nuca, senza metterci troppa forza.

Lui emise un versetto di dolore ma sapevo che era tanto per scena.

Restammo un po in silenzio e ad un tratto sentii la sua mano poggiarsi sulla mia schiena come una carezza.

"soldato Cheese!" dissi dopo aver schiarito la voce, un timbro molto autoritario, anche un po infastidito.

"s-scusi caporale, non era mia intenzione offenderla!" rispose lui togliendo la mano e poggiandola sulla canna mosse il suo fucile scrutando nel mirino.

"sei uno dei pochi a cui salterebbe in mente di provarci con un suo superiore durante una missione così delicata come questa" dissi ridacchiando e subito dopo sentii il segnale del contatto radio quindi non tardai nel rispondere.

"Qui Irish, delta a rapporto, Bighouse avanti" comunicai.

" Irish, aggiornamento" disse semplicemente la base così guardando i disegni che Cheese aveva fatto gli spiegai filo per segno quanti uomini vi erano a guardia, come fossero armati e il modo in cui giravano lungo la proprietà.

Come suggerito da me precedentemente la Bighouse ci ordinò di abbattere quelli sul tetto non appena avremmo avuto luce verde.

Tornammo quindi a noi, quel buio di una notte gelida nel deserto, guardai il mio sottoposto per un attimo e lui fece altrettanto abbozzando un sorriso un po da ebete.

Si era sporcato il viso con la pittura mimetica e quindi i suoi occhi azzurri venivano accentuati maggiormente, brillavano come le stesse di quella notte, non prolungai lo sguardo e tornai al mirino.

Passarono dieci minuti e lui riprese a parlare.

"comunque non ha finito la sua storia". Tornai con lo sguardo su di lui "c'è davvero bisogno, sono diventata maggiorenne e mi sono arruolata ed eccomi qui" dissi quindi sbuffando ma nel farlo sorrisi per fargli capire che non mi stava davvero dando fastidio.

Solo non mi andava di raccontargli davvero tutto.

" no non così... dai alle medie non avete fatto dei balli scolastici, feste di compleanno o cose così?" mi domandò.

Sapeva davvero essere insistente e con tutte le probabilità sarebbe andato avanti così per tutta la nottata così i ritrovai costretta ad assecondare le manie da vecchietta impicciona che ogni tanto lo colpivano.

per la prima volta in vita mia mi sentii nervosa per una ragione del tutto femminile, avevo abbandonato da un po di anni i vestiti per ragazze, prediligendo jeans e t-shirt prettamente maschili, meglio se con nomi di band o titoli di film, ne avevo una nera con il logo di star wars sul seno che intanto... beh era cresciuto, così come i miei capelli che raggiungevano metà della mia schiena.

Iniziai a vedermi bella, poco a poco e mia madre fu felicissima quando le chiesi di aiutarmi col trucco. In quel periodo iniziai a parlare molto di meno dei soldati e della guerra.

Probabilmente mio padre sentì di aver ragione riguardo me, il punto era che non ne parlavo ma non significava che avevo dimenticato la mia passione, non avevo avevo smesso con gli allenamenti ad esempio e il mio fisico iniziò ad assumere forme decisamente atletiche.

Le mie avevano una buona massa muscolare nonostante fossero piccole, il mio addome era piatto e delineato ai lati dell'ombelico con una lieve tartaruga che stava uscendo poco a poco, anche le gambe e i glutei erano ben rassodati e avendo un corpo del genere ragazzi non solo avevano smesso di fare bullismo su di me o ignorarmi, venivano anche a parlarmi con stupidi tentativi di approccio, non consideravo nessuno di loro se non Matteo che mi restò accanto per tutto il tempo.

Frequentavo il linguistico con lui da un po di mesi e con noi vi erano anche altri delle medie, ero passata da essere quella presa di mira a quella ignorata e alle superiori diventai una delle ragazze più popolari anche se a me non fregava niente.

Dopo la scuola giravamo per firenze, io Matteo e due ragazzi che avevamo conosciuto; giacomo e linda.

Il primo giocava a basket ed era magro come un chiodo ma altissimo, aveva un neo sulla punta del naso e quel dettaglio mi divertiva parecchio.

La ragazza invece era bassetta e tarchiata, i suoi biondi capelli erano tenuti in un caschetto mentre il dettaglio che ricordo di lei era la fossetta sul mento.

Quei due stavano insieme, formando una delle coppie più strane in assoluto visto che erano uno l'opposto dell'altra però insieme stavano bene e questo bastava.

Io e Matteo.. beh, restammo amici o meglio, sapevo che lui mi veniva dietro ma per quanto fosse una cosa stronza da dire lui per me era come un fratello e quindi speravo semplicemente che un bel giorno non si dichiarasse raffreddando il nostro rapporto d'amicizia.

Tornando al motivo del mio nervosismo...

Ero stata invitata ad una festa di compleanno, un mio compagno compieva gli anni e siccome aveva una grossa villa organizzava nel suo giardino.

In realtà non ci parlavo molto ma lui invitò tutta la classe, me compresa quindi decisi di andare e per quella sera anche di vestirmi in modo grazioso.

Per l'esattezza un tubino non troppo stretto, verde smeraldo che s'intonava coi miei occhi e risaltava il rosso dei miei capelli resi ricci per l'occorrenza, non ero ancora brava col trucco quindi per quanto mi imbarazza ammetterlo, mi truccava mia madre. Le chiesi per la prima volta di mettere il fondo tinta ma lei si fermò e mi disse testuali parole: "le le tue lentiggini sono un cielo stellato e quando vuoi guardare un cielo stellato le nuvole danno solo fastidio"

In macchina poggiai la testa contro il vetro, vi era silenzio, uno di quelli desolanti che rendeva le persone tristi. Questo nonostante stavo andando ad una festa, con in mano il mio mp3 e i linkin park nelle orecchie.

Canticchiavo il pezzo sussurrando quando ad un tratto la cuffia sinistra mi venne strappata via dall'orecchio, feci in tempo a vedere la mano di mia madre ritirarsi per tornare sul volante, la guardai con quei suoi lunghi capelli rossi e il viso pieno di lentiggini, esattamente come me la differenza era che lei era giusto un po più scura di carnagione e mentre io avevo il naso a patata il suo aveva una gobbettina a metà dello stesso con le narici sottili.

" ti stavo parlando Lisa" spiegò senza guardarmi, concentrata alla guida mentre un fulmine squarciò il cielo.

Io assunsi un'aria perplessa e portai la mano rivolta verso l'alto come a chiederle spiegazioni con quelle movenze.

"cosa?" le domandai quindi guardandola mentre la canzone continuava sul mio orecchio destro.

"che hai?" mi domandò semplicemente, dandomi una rapidissima occhiata. Feci quindi spallucce sprofondando sullo schienale del sedile.

"niente, perché?" ribattei quindi con tranquillità e lei assunse una strana smorfia che accentuò le rughe che aveva ai lati delle labbra..

"Non parli mai delle tue cose, adesso stai andando ad una festa e non mi sembri proprio in vena"

effettivamente non aveva tutti i torti, non era proprio dell'umore quindi abbozzai un sorrisetto accondiscendente scrollando le spalle.

"mamma il festeggiato nemmeno mi conosce, mi ha invitato solo perché sono carina..." spiegai per poi far volteggiare la mano destra con aria di superficialità.

"... che poi, bellissima è un parolone".

Mia madre ridacchiò e io la guardai un po offesa e confusa cercando di capire perché cavolo stesse ridendo.

Così gli domandai cosa avesse tanto da ridere e dopo quel rapido scambio fui io a ridermela sotto i baffi.

" sei passata da voler diventare un soldato e farti le paranoie sull'aspetto"

"ah ma io voglio fare ancora il soldato".

Non ci furono altre parole, il resto del viaggio, che alla fine era circa altri dieci minuti, fu in totale silenzio.

Raggiungemmo una piccola città chiamata Prato dove appunto abitava il mio compagno e quando scesi dall'auto stava già piovendo, quindi dopo aver salutato mia madre scappai sotto la porta al riparo dalla pioggia grazie la tettoia.

La porta venne aperta qualche attimo dopo che suonai e mi accolse proprio il proprietario di casa. Riccardo, mi guardò e io lo guardai deglutendo, aveva una mascella lievemente squadrata, capelli mossi e biodi con occhi verdi come i miei, oltretutto faceva una cosa tipo MMA quindi si vedeva avesse delle braccia delineate, anche lui come me si allenava ma sicuramente lui meglio.

In mano avevo il suo regalo, non lo conoscevo bene quindi optai su qualcosa che più o meno piaceva a tutti i ragazzi; un gioco della play station 3, gli comprai fifa 2007, comprai quello dell'anno corrente quando andai a comprare call of duty 4. Tutti soldi miei messi da parte tra paghette e lavoretti.

Lui lo prese in mano, probabilmente capendone il contenuto anche semplicemente da come era stato impacchettato in quella carta azzurra con una riga gialla a spirale.

"benvenuta" disse quasi sussurrandomi mentre si chinò in avanti per baciarmi una guancia, sorrisi e in modo più timido ricambia il saluto.

"grazie" esalai in risposta ricordandomi dopo degli auguri, stavo già infatti mettendo piede in casa "oh, auguri" aggiunse e a quel punto mi ringraziò lui.

Casa sua Aveva dei muri particolari, colorati di salmone scuro e in punti a caso delle pareti sporgevano come delle pietre, il che non era male, rendeva l'atmosfera molto rustica e calda, anche per i mobili di legno scuro. La sala era enorme col pavimento in parquet, vi era perfino un camino sul quale era stato affissata la testa imbalsamata di un cerco con un grosso palco.

Accanto a quel camino vi era una porta mentre sulla destra c'è n'era un'altra, tutte di legno scuro proprio come i mobili.

un'altra particolarità era che nel mezzo di quella sala c'era una colonna, tinta come i muri e affissi su essa si trovavano svariati quadretti con foto di famiglia, questi erano anche disparati nei vari mobili e armadi.

Era presente praticamente tutta la mia classe in più gente che non conoscevo, Matteo si accorse di me e mi venne subito in contro.

Indossava una camicia azzurra e dei jeans stracciati sulle cosce con all star blu ai piedi, lo guardai sorridendo e lo abbracciai contenta di vederlo.

Inizialmente la festa doveva esser fatta fuori ma visto che pioveva a dirotto spostarono tutto quanto, ventitré persone in una sala, anche se enorme, erano davvero tante.

Alzarono la musica mentre c'era chi andava verso il buffet per mangiare qualcosa, Riccardo non si allontanò da me, ero ingenua, non capivo che volesse provarci, cercava infatti continuamente dialogo e mentre parlavo di cose così inutili da non ricordarmele pensai a quanto stavano cambiando le cose per me, probabilmente ero rimasta traumatizzata dal fatto che alle elementari e medie subii molto bullismo.

L'idea che qualcuno potesse essere interessato a me mi era così aliena da non ritenerla mai possibile eppure stava accadendo, proprio in quel momento.

Fu proprio Riccardo ad allungarmi una birra, guardai il suo vetro verde titubante mentre lui mi fissava.

"che c'è? Non dirmi che non hai mai bevuto" mi domandò ridacchiando, mi trovai un sacco in imbarazzo così guardai altrove e subito dopo lo fissai sorridendogli.

"effettivamente no, mai" risposi convinta che a quel punto avrebbe allontanato la birra, invece la fece ancor più vicina.

"dai prova, c'è sempre una prima volta no?" mi disse.

Sapevo che non potevo, mia madre me lo aveva ripetuto tutto il giorno "non bere, non bere o ti spezzo le gambe".

Fu mentre pensai a quelle parole che portai il collo della bottiglia sulle mie labbra rosee e carnose facendo scorrere in bocca l'alcolico ambrato.

Era disgustoso, amaro e secco, un sapore orribile che fece accartocciare il mio viso, davvero disgustata dall'esperienza.

Questo fece ridacchiare Riccardo che successivamente mi fece cenno di seguirlo, persi di vista Matteo, non capii dove fosse ma seguii il biondo che mi portò da alcuni suoi amici. Uno era alto coi capelli praticamente a fungo tutti ricurvi da un lato, aveva degli occhiali da sole sulla testa, ancora oggi mi chiedo cosa gli servissero.

Poi indossava una maglietta nera attillata e jeans chiari si salutò con Riccardo con un pugno contro pugno mentre a quel punto il biondo poggiò una mano sulla mia zona lombare. Ebbi un sussulto ma restai li dove mi trovavo.

<< Jacopo, Elena, Marco. Lei è Elisa, una mia compagna di scuola! >> disse lui presentandomi ai suoi amici.

Io Strinsi la mano uno ad uno dicendo ripetutamente un timido "piacere".

Elena era riccia, ma davvero tanto riccia e per la sua età aveva un seno davvero troppo esagerato. Indossava una camicetta bianca e una gonnela nera con delle calze fumé.

Marco invece era praticamente vestito uguale a Jacopo, maglietta nera attillata e jeans chiaro, con la differenza che non aveva gli occhiali e che i suoi capelli erano tenuti in alto col gel.

"tesoro ma hai dei capelli troppo belli" disse lei allungando una mano per prendermi una ciocca, io guadai la ciocca smossa dalle sue dita affusolate e sorrisi guardandola.

La ringraziai mentre stando vicini alla finestra restai con loro, tutti e tre iniziarono a fumare e quella volta rifiutai quando mi proposero di provare.

Non ero come loro, non mi interessavano i loro argomenti, sorridevo, fingevo di divertirmi e di stare bene.

I loro gusti musicali erano pessimi, mi trovai bene solo quando presero a parlare di videogiochi.

Li stupii tutti e tre quando raccontai dei giochi che facevo. I due ragazzi amavano Call of duty e parlando di videogiochi quella a sentirsi un po tagliata fuori probabilmente fu Elena.

Ad un tratto li avvertii che sarei andata a prendere qualcosa da mangiare, fino a quel momento Riccardo non aveva tolto la sua mano dalla mia zona lombare, me la carezzava e io un po stranita dalla cosa non sapevo come comportarmi.

Presi delle pizzette e salatini riempiendo poi un bicchiere con della coca cola, qualcosa di buono da bere. Fu in quel momento che notai Matteo, era praticamente da solo, tutti attorno si divertivano cazzeggiavano e lui fermo, seduto sul divano.

Mi sentii anche in colpa per lui così riempii un secondo piatto e un secondo bicchiere.

Dovetti fare miracoli per non far rovesciare tutto ma riuscii a portargli tutto sedendomi sul bracciolo alla sua sinistra.

"cos'è quel muso?" gli domandai sorridendo mentre gli porsi il piatto.

"no ma va niente" rispose lui ma era palesemente una bugia quindi gli diedi un pugno sulla spalla e lui ridacchiò massaggiandosi poi la parte lesa.

"dico davvero Elisa, è tutto ok, non eri con i tuoi nuovi amici?" mi disse e a quel punto capii facendomi anche arrabbiare.

Era geloso, potevo capire che loro due erano amici speciali ma sentirgli dire quella frase in quel tono mi diede parecchio fastidio.

"ma che cazzo?!... sai che c'è, vaffanculo e io che vengo pure a cercarti".

Lo lascia li solo sul divano e tornai da Riccardo e gli altri, stavo per arrivare quando sentii dire "ma stasera?!" da Jacopo così sorridendo domandai a cosa si riferisse ma non mi fu concessa risposta nonostante insistetti un po.

Domandai quindi se ascoltassero i Green day e fui compiaciuta dal fatto che si, li ascoltavano! Marco disse di essere stato al loro concerto con suo fratello maggiore e di avere una maglietta autografata da billy joe.

Lo invidiai tantissimo, mi sarebbe piaciuto avercela anche io. Anche semplicemente vedere di persona billy. Quando esternai questo desiderio lui mi rispose che al prossimo concerto sarei potuta andare con loro tre, il che era stupendo se mia madre avrebbe consentito.

All'inizio mi sembravano degli stronzi ma in realtà mi trovai bene con tutti e tre ed era bello finalmente conoscere gente nuova anche se ripensando a quello stupido di Matteo un po mi innervosii.

La festa andò avanti e ci fu sia il taglio della torta che lo scarto dei regali, ventitré regali non erano certo pochi, tutti più o meno belli o carini, quando scartò il mio domandò chi glielo avesse fatto tutto sorpreso e quando alzai la mano mi venne incontro abbracciandomi, stringendomi poi le guance.

"pensa che lo volevo comprare io, menomale che non l'ho comprato allora" esclamò.

" già, menomale" aggiunsi io mentre mi massaggiai le guance dopo che lui le lasciò libere, tra la gente sentii un leggero "sono carini" feci finta di non pensarci, anche se effettivamente eravamo stati tutta la serata insieme e lui aveva tenuto il suo braccio sulla mia schiena.

Capii che ci stavano scambiando per una coppia o qualcosa di simile, mi sentii davvero imbarazzata dalla cosa ma cercai di non farci caso.

Mentre mangiammo la torta ci sedemmo tutti in torno, a qualcuno era venuta la brillante idea di giocare ad un gioco chiamato "non ho mai" dove a turno una persona diceva qualcosa che non aveva mai fatto e se qualcuno l'aveva già fatta allora avrebbe dovuto bere.

Non avevo mai baciato nessuno, ma avevo picchiato qualcuno quindi diedi un sorso di coca cola, rifiutandomi di farlo con la birra come alcuni facevano.

"non mi sono mai presa una cotta per nessuno" dissi al mio turno, molti alzarono il bicchiere, Matteo compreso ma non ci stavo parlando quindi non gli domandai per chi.

Una della classe la sparò grossa dicendo di non aver mai fatto sesso orale, io spalancai gli occhi mentre Elena bevette e Jacopo si mise a ridere, la ragazza gli diede uno schiaffo.

"cazzo ridi" disse divertita. Mentre tutto questo accadeva Matteo s'alzò, io lo guardai e lui semplicemente disse ai presenti di aver bisogno di un po d'aria quindi uscì fuori, stavo per chiamarlo ma mi si bloccò la voce in gola.

"ma che cazzo di problemi ha?" domandò Jacopo ridendo poi, anche gli altri risero e fui l'unica a non farlo.

Il gioco durò un altro po fin quando iniziammo a stancarci, così quando si riformarono i gruppetti io uscii fuori trovando Matteo rannicchiato su se stesso con la testa bassa e le braccia conserte sulle ginocchia.

"hey... basta dai, vieni dentro" gli dissi cercando di tirarlo su ma lui s'irrigidì fino al punto in cui mi tolse bruscamente la mano sbracciando.

"lasciami stare Elisa... lasciami stare" mi disse con la voce rotta.

"ma che cazzo, solo perché sto facendo amicizia? Lo sai meglio di chiunque altro cosa ho sofferto, tu sei mio fratello cazzo, dovresti essere felice per me e se tu..." fui interrotta dalle sue parole.

"Elisa, vattene" mi disse non lasciandomi altre chance. Ero dispiaciuta e allora non capivo perché stesse facendo così quindi lo lasciai solo tornando dentro.

Ancora una volta Riccardo mise il braccio dentro la mia schiena e io mi poggiai alla sua spalla, quando lo feci Elena spalancò gli occhi in modo ammiccante.

" ma guardateli" commentò ridacchiando così mi staccai imbarazzata facendo ridere tutti e quattro, io cercai di sorridere facendo cenno di no con la testa mentre la mia pelle diventò probabilmente rossa come i miei capelli.

"no, cioè... insomma era così tanto per" mi scusai imbarazzata ma tutti eccezione fatta per Riccardo trovarono una scusa lasciandoci soli.

A quel punto si che diventò davvero imbarazzante, soprattutto quando mi trovai tra il muro sotto la finestra e lui che mi sistemò una ciocca di capelli.

"è da un po che ti guardo, cioè una bella ragazza come te dovrebbe essere super popolare e piena di amici e pure tu te ne resti sola per le tue" mi disse prendendomi i fianchi.

A quel punto anche un'ingenua come me capì che Riccardo ci stava provando, quindi deglutii nervosamente, il cuore prese a battermi forte e mi sentii calda.

"è che... insomma è che..." lui ridacchiò intenerito dal mio nervoso e mi carezzò il meno salendo poi sulla guancia.

"rilassati, non voglio mangiarti eh" Commentò divertito, anche io quindi mi liberai in una risata per sfogare l'ansia di quel momento così nuovo, così strano e fuori da quello che era il mio abitudinario "una volta ho fatto sbattere la testa di un mio compagno contro le macchinette, maremma vedessi aveva sfondato il vetro e perso sangue dal naso" dissi ridacchiando e questo lo spiazzò davvero tanto. Restò a bocca aperta in un sorriso meravigliato e mi indicò.

"tu?! Tu hai fatto questo? Piccoletta come sei?" mi disse prendendomi in giro, effettivamente senza un contesto era una cosa assurda da raccontare e mi domandai perché mai lo avessi fatto.

"purtroppo ero sempre presa di mira, derisa e offesa, arrivai a quel punto per esasperazione" spiegai quindi facendo spallucce a quel punto lui capendo la cosa mostrò un viso dispiaciuto.

"se qualcuno prova a farti del male lo gonfio" disse e sembrava anche sincero per poi farmi cenno di seguirmi.

Non sapevo bene il motivo ma decisi di seguirlo, il brivido delle prime sensazioni forti.

Mi fece sdraiare sul suo letto e mi salì sopra, sentivo freddo, il mio corpo tremava pieno di fremiti intensi mentre il cuore sembrava quasi esplodermi in petto stordendomi.

Fu quello il mio primo bacio, Riccardo mi baciò e io risposi.

Le nostre bocche danzavano, le mie decisamente inesperte mentre la sua lingua solleticò la mia, un senso di calore crebbe tra le mie gambe pervadendomi con ondate di strano piacere, infatti annaspavo ogni volta che le nostre labbra si staccavano.

"voglio che tu sia la mia ragazza" mi disse e la mia risposta fu un semplice "va bene" spaesato e spaventato, preda di quelle emozioni... Ero proprio una stupida quindicenne, continuai a baciarlo stringendomi a lui, in camera sua iniziò davvero a fare caldo mentre una sua mano afferrò il mio seno destro. In quel preciso momento mi mancò il fiato, soprattutto quando cercò di aprirmi le gambe.

"Riccardo fermati" lo avvisai la prima volta, staccandomi dal bacio ma lui andò a baciarmi il collo massaggiandomi il seno.

Mi sentii spaventata, il cuore non batteva più emozionato ma dal terrore, una paura che non avevo mai provato, sentii il fiato mancarmi e un senso di claustrofobia mi avvolse, un po come quando ricevevo degli abbracci ma molto, molto più forte.

"Riccardo fermati dai..." gli dissi ancora ma lui non mi ascoltava e il mio senso di disagio aumentò a dismisura tanto che il mio corpo reagì da solo, colpii in pieno volto il ragazzo con un cazzotto e mentre urlò sorpreso dal dolore riuscii ad alzarmi. Mi allontanai subito dal letto e poggiandomi alla scrivania iniziai a respirare con lunghi bocconi d'aria, non capivo davvero cosa mi stesse succedendo. Era come se qualcosa di brutto mi fosse appena successo e senza rendermi conto mi ritrovai a piangere, lacrimoni che sgorgavano verso il mento e gocciolavano sulla scrivania.

Restai li a singhiozzare, le spalle mi saltavano mentre tenevo il viso in basso con la fronte aggrottata e la pelle che diventò paonazza.

Non riuscii più a smettere e lui mi arrivò da dietro poggiandomi una mano sulla spalla.

"hey, hey, scusami, io non pensavo che..."

"no, non è colpa tua, era bello baciarti" spiegai piangendo.

Lui che intanto si era calmato fu piuttosto dolce e mi riaccompagnò giù, io cercai di calmarmi e fingere che andava tutto bene. Buttai giù un sorso di coca cola e poi uscii con lui, fuori non c'era più Matteo, non sapevo dove si trovasse ma in quel momento poco importava.

Respirando aria fresca mi ripresi più velocemente.

"guarda che non volevo fare sesso" disse lui guardandomi e ancora una volta feci segno di no con la testa mentre cercai di capire il perché di quella mia reazione.

" Credimi Riccardo, non mi stava dando fastidio, è stato bello come primo bacio ma mi sono sentita male, però credimi tu non hai fatto niente" cercai di spiegargli mentre lui mi abbracciò, con una mano sulle mie spalle e mi diede un bacio sulla testa.

"va bene Elisa, è tutto ok,ma vuoi provare ancora a stare con me?" mi disse facendomi ridere così alzai lo sguardo e come risposta gli diedi un bacio a stampo.

"beh, lo prendo per un si" disse lui con tono stupido.

Probabilmente Matteo si era fatto venire a prendere, non li rividi più e mentre la serata ormai stava quasi terminando ero consapevole che tornata a scuola il lunedì tutto sarebbe cambiato, mi chiedevo se era davvero così crescere, il dover cambiare vita, un pensiero troppo profondo per cose così stupide come quelle e pure nella mia testa avevano la massima importanza.

Mi chiedevo come sarebbe stato essere la ragazza di uno dei ragazzi più "fighi" della scuola, sicuramente non sarei più stata sola sul banco a disegnare Joky e non sapevo come mi sarei dovuta comportare con Matteo non appena lo avrei rivisto. Se all'andata sembravo triste, il ritorno sembrava mi avessero ammazzato il gatto, anche quando mia madre mi domandò cosa fosse successo le feci cenno di no con la testa rimettendo la cuffietta nel mio orecchio.

Era troppo imbarazzante doverne parlare con lei. Certo ero contenta di Riccardo eppure qualcosa dentro di me non andava e non capivo cosa fosse.

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